Squali – Selachimorpha

24.08.2012 15:23

Inizio con questo, una lunga serie di articoli che parleranno di squali. In questo primo articolo farò una descrizione generale delle caratteristiche comuni a tutte le varie specie. Spero di riuscire a trasmettere il fascino e la bellezza dei dominatori dei mari, compagni delle immersioni più emozionanti.

 

 

Selachimorpha è un superordine di pesci cartilaginei predatori, dalle forti mascelle e di dimensioni medio-grandi, comunemente noti con il nome di squalo o pescecane.

L'etimologia del termine è greca: Seláchion (σελαχοειδή) "Selacio", in zoologia si applica a quei pesci cartilaginei con corpo fusiforme o depresso, coda eterocerca e bocca quasi semicircolare e Morphè (μορφή) "Forma".

Questo raggruppamento comprende più di 500 specie, per le quali la respirazione avviene attraverso l'utilizzo di un numero variabile tra 5 e 7 fessure branchiali.

Caratteristica peculiare del corpo degli squali è che esso è ricoperto da dentelli dermici che proteggono la pelle dai danneggiamenti dovuti ai parassiti e migliorano l'idrodinamica.

Questi pesci sono inoltre dotati di varie serie di denti di riserva, che intervengono in sostituzione di quelli persi o danneggiati.

Le dimensioni degli squali spaziano da quelle del minuscolo squalo lanterna nano (Etmopterus perryi), una specie che vive in profondità e che misura soltanto 17 cm in lunghezza nel maschio, e 20 nella femmina, a quelle dello squalo balena (Rhincodon typus), il pesce più grande in assoluto (20 m di lunghezza e 36 T di peso).

Gli squali sono principalmente carnivori predatori ma alcune specie (come il succitato squalo balena) si nutrono di plancton.

In genere si immagina che gli squali vivano soltanto in acque salate, ma lo squalo dello Zambesi (Carcharhinus leucas) è solo il più conosciuto di una serie piuttosto numerosa di specie di squali d'acqua dolce che nuotano sia in acqua salata che in acqua dolce, così come in quella dei delta fluviali.

Purtroppo per il fatto che la loro carne è considerata pregiata in molti stati asiatici, diverse specie di squalo sono sottoposte a pesca intensiva che li pone in pericolo di estinzione.

Come se questo non bastasse, anche il cinema a regalato un’immagine distorta di questi splendidi animali, contribuendo alla cattiva fama che li circonda..

Classificazione scientifica

Dominio          Eukaryota

Regno             Animalia

Sottoregno     Eumetazoa

Ramo              Bilateria

Superphylum  Deuterostomia

Phylum           Chordata

Subphylum     Vertebrata

Infraphylum   Gnathostomata

Superclasse    Ittiopsidi

Classe            Chondrichthyes

Sottoclasse     Elasmobranchii

Superordine   Selachimorpha

Distribuzione e habitat

Si trovano squali su tutto il globo, da Nord a Sud in tutti gli oceani ed i mari principali. Vivono generalmente in acqua di mare, ma sono note le eccezioni dello squalo dello Zambesi e dei cosiddetti squali di fiume (le sei specie del genere Glyphis dei Carcharhinidae) che possono vivere sia in acqua salata che in acqua dolce. Sono comuni fino alla profondità di 2000 metri ed alcune specie vivono anche al di sotto di questa soglia. Un rapporto del 10 dicembre 2006 del gruppo Census of Marine Life (COML) rivela tuttavia come il 70% delle acque oceaniche siano prive di squali. Queste ricerche hanno messo in evidenza anche il fatto che gli squali sono praticamente assenti nelle acque a profondità superiori ai 3000 metri, e questa loro abitudine li espone ancora più facilmente ai pericoli derivanti dalla pesca. Lo squalo rinvenuto alla profondità maggiore di sempre è stato comunque un Centroscymnus coelolepis osservato a 3700 metri.

Descrizione

Tipiche caratteristiche fisiche degli squali sono il corpo affusolato, la testa appuntita ed una grande apertura delle mascelle. La maggior parte di loro presenta 5 fessure branchiali ai lati della testa. Oltre alla prima pinna dorsale, appuntita e triangolare, lo squalo possiede un paio di pinne pettorali, un paio di pinne pelviche, una seconda pinna dorsale, una pinna anale ed una pinna caudale eterocerca epicerca (ovvero il lobo superiore è più sviluppato dell'inferiore) dalla forma caratteristica. La spinta supplementare verso il basso esercitata dalla forma particolare della coda è compensata dalla presenza di pinne pettorali ben sviluppate. Le altre pinne cosiddette impari, cioè le dorsali e le anali, hanno invece funzioni prettamente equilibratrici.

Scheletro

Lo scheletro di uno squalo è assai diverso da quello dei pesci ossei e dei vertebrati terrestri. Gli squali e gli altri Condritti hanno uno scheletro di cartilagine gommosa, un materiale assai più leggero e flessibile rispetto al tessuto osseo tradizionale. Come avviene per le razze, la mascella dello squalo non è direttamente fusa al cranio. La superficie della mascella rivolta verso l'interno, al pari di vertebre ed archi branchiali, è un elemento dell'ossatura che richiede più forza degli altri ed un supporto particolare per via della sua maggiore esposizione agli stress fisici. Per questo motivo è dotata di uno strato di minuscole ed uniche placche esagonali chiamate tesserae, blocchi cristallini di sali di calcio disposti a mosaico. Tutto ciò fornisce a questa parte del corpo la forza che avrebbe se fosse composta del ben più pesante tessuto osseo. In generale negli squali troviamo un solo strato di tesserae, ma tra le specie più massicce, come lo squalo dello Zambesi, lo squalo tigre ed il grande squalo bianco, sono stati riscontrati due o tre strati, o anche più in base alla grandezza crescente del corpo. Sul muso, la cartilagine può essere spugnosa e particolarmente flessibile in modo da poter assorbire l'energia degli impatti contro le prede, che costituiscono una tipica tecnica di caccia negli squali. I sottili scheletri sono allungati e sostenuti da terminazioni lisce e leggere chiamate ceratotrichia, filamenti di proteine elastiche simili alla cheratina che troviamo anche nelle corna, nei capelli e nelle piume.

Respirazione e circolazione

Come gli altri pesci, lo squalo estrae l'ossigeno dall'acqua marina nel passaggio fra le branchie. Le fessure branchiali non sono tuttavia coperte come accade negli altri pesci, e sono disposte in fila sulla parte posteriore della testa. Un'apertura modificata, chiamata "sfiatatoio", è posizionata proprio dietro gli occhi. Questa apertura ha lo scopo principale di agevolare l'ingresso dell'acqua durante la respirazione e gioca un ruolo assai importante per gli squali che vivono sui fondali, mentre è praticamente inesistente negli squali pelagici attuali. Durante il movimento, l'acqua può passare attraverso la bocca e quindi raggiungere le branchie dello squalo in un processo noto come ventilazione ad ingoio. Anche a riposo, molti squali continuano a pompare acqua attraverso le branchie per assicurarsi una riserva costante di acqua ossigenata. Una piccola parte delle specie di squalo trascorre l'intera vita nuotando in immersione: questo comportamento è comune ad esempio nello squalo volpe pelagico (Alopias pelagicus). Gli squali con queste caratteristiche hanno perso la facoltà di pompare acqua attraverso le branchie, e sono permanentemente costretti alla respirazione per ingoio, anche durante le fasi di riposo. Se per qualche motivo accade che non si possano mantenere in movimento, ad esempio perché sono ferite, queste specie sono condannate. Alcune specie di squalo infine, se capovolte o colpite sul muso, entrano in un naturale stato di immobilità e i ricercatori utilizzano questo stratagemma per approcciare questi pesci senza pericolo. Sembra che questo processo sia in qualche modo legato alla respirazione.

 

Galleggiamento

Diversamente dai pesci ossei gli squali non sono dotati di vescica natatoria per favorire la nuotata, ma si affidano a quel grosso serbatoio contenente un olio chiamato squalene che è il loro fegato. All'interno del fegato, circa l'80% del volume è occupato dal succitato squalene, che è costituito da idrocarburi insaturi e riesce a migliorare il galleggiamento. La sua efficacia è tuttavia limitata e gli squali devono ricorrere alla spinta inerziale per mantenere profondità e non continuare ad affondare quando smettono di muovere le pinne per qualche motivo. Gli squali toro (Carcharias taurus) utilizzano una strategia natatoria diversa: deglutiscono dell'aria dalla superficie e la conservano nello stomaco, che sfruttano come fosse una vescica natatoria.

Dentelli dermici

Diversamente da quanto accade nei pesci ossei, gli squali sono ricoperti da una complessa struttura costituita da elastiche fibre di collagene disposte in modo da circondare il corpo con una rete elicoidale. La pelle è costituita da dentelli dermici, cioè scaglie placoidi, che presentano la medesima struttura dei dentelli che compongono i filari mandibolari. Questa particolare corazza lavora come uno scheletro esterno che fornisce all'animale un ancoraggio per i muscoli preposti alla nuotata e allo stesso tempo riduce lo spreco di energia. La particolare forma e la disposizione delle scaglie placoidi garantiscono al predatore marino un'eccezionale idrodinamicità oltre che un'efficace protezione dall'azione dei parassiti. L'idrodinamicità è dovuta soprattutto alla riduzione delle turbolenze nell'acqua, durante il nuoto, procurata dai dentelli. Degli studi scientifici hanno infatti dimostrato che i dentelli producono minuscoli vortici che riducono l'attrito tra l'animale e l'acqua in modo da migliorare l'efficacia della nuotata. Inoltre la loro pelle particolare consente agli squali di nuotare in modo molto più silenzioso rispetto agli altri pesci. La maggior parte delle scaglie punta verso la parte posteriore dell'animale, cosicché accarezzare uno squalo dalla testa alla coda produrrebbe una sensazione analoga a quella prodotta da un corpo liscio. Soltanto l'abrasione nel verso opposto rivela la natura ruvida della pelle.

La pelle degli squali può diventare ruvida come carta abrasiva grazie all'azione dei dentelli, al punto che si sono osservati squali che sfruttano le scaglie per ferire le prede.

 

Denti

La caratteristica dentatura dello squalo è costituita da dentelli come quelli che costituiscono la pelle, ma più specializzati ed ancorati mediante tessuto connettivo. I denti, essendo sottoposti a forte usura vengono costantemente sostituiti. L'arco dentario è infatti costituito da tre o quattro file di denti che avanzano e si dispongono all'utilizzo via via che l'animale ne abbisogna. Di conseguenza alcuni squali possono arrivare a perdere e sostituire ben 30.000 denti nella loro vita. Tutti gli squali posseggono queste file multiple di denti lungo le sommità delle mascelle superiore ed inferiore. Denti nuovi crescono continuamente in una fossetta subito dentro la bocca e si spostano dall'interno verso l'esterno su di una sorta di nastro trasportatore formato dalla pelle dove i denti stessi sono ancorati. In alcune specie di squalo le file si rinnovano ogni 10 giorni, in altre possono durare diversi mesi prima di essere sostituite. Le file inferiori sono usate principalmente per trattenere la preda, mentre le superiori effettuano il vero e proprio taglio. Proprio la dentatura dello squalo evidenzia le sue abitudini alimentari. La forma e la disposizione dei denti indicano infatti quale preda visita più spesso le mandibole del predatore. Denti aguzzi e fitti, come quelli dello squalo toro (Carcharias taurus), sono specializzati nella cattura di pesci di piccola dimensione; quelli tozzi e larghi, ad esempio quelli che si trovano nelle fauci dello squalo tigre (Galeocerdo cuvier), sono invece idonei alla consumazione dei crostacei più coriacei.

Coda

Le code degli squali (pinne caudali) variano considerevolmente in base alla specie ed evolvendosi si sono adattate al particolare stile di vita di ogni squalo. È la coda che permette gli scatti in avanti, quindi velocità e accelerazione dell'animale dipendono dalla sua forma. I Selachimorpha possiedono infatti una pinna caudale eterocerca la cui parte dorsale è di solito molto più grande di quella ventrale. Ciò è dovuto al fatto che la colonna vertebrale dello squalo si estende per l'appunto fino alla porzione dorsale, dando una maggiore area superficiale ai legamenti dei muscoli, in modo da fornire un metodo di locomozione molto efficiente e da compensare la cattiva galleggiabilità tipica dei pesci cartilaginei. Per compensare la caratteristica forma eterocerca della coda e la spinta verso il basso che ne deriva, gli squali presentano pinne pettorali saldate appena dietro la testa e piuttosto sviluppate se confrontate a quelle degli altri pesci. La forma delle pinne può essere più o meno accentuata a seconda delle abitudini alimentari delle varie specie. La coda dello squalo tigre ad esempio, ha un grande lobo superiore che permette di distribuire efficientemente la forza sia nel caso in cui il pesce proceda a velocità costante in avanti che nel caso in cui si presenti la necessità di improvvisi cambi di direzione e velocità. Questa specie ha una dieta varia, e per questo deve essere in grado di muoversi facilmente nell'acqua quando caccia, mentre lo smeriglio, che caccia piccoli pesci come lo sgombro e l'aringa, ha una coda dotata di un lobo inferiore di grandi dimensioni che gli permette di mantenere a lungo le alte velocità necessarie alla cattura delle sue agili prede. Alcuni adattamenti delle code hanno lo scopo di permettere allo squalo di colpire le prede. Gli Alopiidae ad esempio appartengono a questa categoria e stordiscono, con un colpo della robusta coda caratterizzata da un lobo superiore potente ed allungato, pesci e calamari che si riuniscono in branco, in modo da cibarsene.

 

Sistema digestivo

 

Questo apparato è caratterizzato da uno stomaco piuttosto voluminoso e da un intestino corto, chiamato valvola spirale, la cui forma richiama quella di una scala a chiocciola. La valvola spirale può essere di due tipi: ad anelli corti o ad anelli allungati. La conformazione a valvola, che garantisce una maggiore superficie di assorbimento dei principi nutritivi, ma allo stesso tempo incrementa il tempo di digestione, è giustificabile in base alla presenza del grosso fegato di cui sopra. L'intestino termina nel retto, dotato di una ghiandola rettale che espleta le funzioni dell'intestino cieco umano, e quindi si apre all'esterno in prossimità dell'ano attraverso la cosiddetta cloaca, che drena all'esterno anche i dotti urogenitali (e nella femmina è qui che avviene la fecondazione). Negli squali sono ben sviluppati sia la milza che il pancreas.

Sistema muscolare

Gli squali possiedono una muscolatura di tipo metamerico: i muscoli sono divisi in segmenti, chiamati miotomi che sono disposti in fila uno dopo l'altro. Una caratteristica che differenzia i Selachimorpha dai pesci ossei è la presenza di una muscolatura epibranchiale, che serve a muovere le fessure branchiali. Questo movimento, necessario per rifornire le branchie di acqua ossigenata, non è presente nei carcharhinidae che, come accennato nella sezione respirazione e circolazione, sono costretti a mantenersi costantemente in movimento per non soffocare. La rete mirabile, serve ad irrorare i muscoli permettendo loro di lavorare ad una temperatura maggiore, e di lavorare meglio di quanto non avvenga tra i pesci a circolazione semplice.

I sensi dello squalo

Olfatto: In alcune specie, gli organi olfattivi sono in grado di rilevare una parte per milione di sangue presente in acqua marina. L’acqua entra attraverso le narici e passa ai sacchi nasali mentre lo squalo nuota, mentre viene pompata direttamente dalle narici quando l'animale è a riposo. I sacchi nasali sono forniti al centro di lamelle o filamenti di tessuto tappezzati di recettori olfattivi, verso i quali viene diretta l’acqua. Il senso olfattivo è collocato nel corto condotto che collega le aperture nasali anteriore e posteriore, che nei pesci ossei sono fuse, ma negli squali sono distinte. Gli squali sono attratti dagli agenti chimici contenuti nelle viscere di molte specie, e in conseguenza di questo spesso si soffermano nei pressi di scarichi fognari. Alcune specie, come lo squalo nutrice, presentano dei barbigli che potenzia ancora di più la sensibilità nella ricerca di prede. Di solito all'olfatto (che negli squali è un senso superiore) è affidata la responsabilità di identificare le prede lontane, mentre sulle brevi distanze gli squali privilegiano la linea laterale, nuotando attorno alla preda per percepire i suoi movimenti in acqua, oppure ricorrono agli speciali pori sensoriali elettroricettivi di cui sono dotati (le ampolle di Lorenzini) per discriminare i campi elettrici generati dalla preda da quelli creati dal moto ondoso oceanico.

Gusto: Sembra che questo senso risieda nei bottoni gustativi, presenti non solo all'interno del cavo orale, ma anche sulla pelle che circonda la bocca.

Vista: L'occhio dello squalo è simile a quello degli altri vertebrati, ossia dotato di cristallino, cornea e retina. La differenza principale consiste in un adattamento all'ambiente marino: gli occhi presentano una membrana chiamata tapetum lucidum, che si trova dietro la retina e vi riflette una seconda volta la luce, in modo da migliorare la percezione luminosa e la visibilità nelle acque più oscure. L'efficacia della membrana non è naturalmente la stessa per tutte le specie, ma vari tipi di squalo presentano uno spiccato adattamento alla vita notturna. Gli squali hanno le palpebre, ma non le sbattono frequentemente in quanto l'azione dell'acqua circostante è sufficiente alla pulizia dell'occhio. Alcuni presentano la membrana nittitante (più diffusa tra gli uccelli) per proteggere l'occhio durante la caccia e quando l'animale è minacciato. Altri come il grande squalo bianco, non ne sono dotati, ma si proteggono comunque ruotando gli occhi all'indietro quando colpiscono la preda. L'importanza della vista durante la caccia è fonte di dibattito. Alcuni scienziati sostengono che la ricezione elettrochimica sia più importante, altri invece utilizzano l'esistenza della membrana nittitante come prova del fatto che la vista sia fondamentale per l'animale, in quanto presumibilmente non proteggerebbe gli occhi se non fossero essenziali per la sua sopravvivenza. Un'altra facoltà interessante degli squali è la capacità di passare da una visione monoculare ad una stereoscopica in qualsiasi momento a seconda delle condizioni ambientali (il modo in cui lo fanno varia ancora a seconda della specie).

Udito: Benché sia molto difficile testarlo, da alcune osservazioni sembra che gli squali siano dotati di un udito molto fine e che possano percepire i movimenti di una preda lontana diversi chilometri. Una piccola apertura su entrambi i lati della testa (da non confondere con le branchie) conduce direttamente all'orecchio interno attraverso un canale molto stretto. La linea laterale funziona in modo simile essendo collegata all'ambiente esterno da una serie di minuscole aperture denominate pori di linea laterale. Questo sottolinea la comune origine dei due sensi che identificano vibrazioni e suoni e sono riuniti nel sistema acustico-laterale. A differenza di ciò che notiamo negli squali, nei pesci ossei e nei tetrapodi non esiste più l'apertura diretta tra orecchio interno e ambiente esterno.

Linea laterale: Questo senso è posseduto da molti pesci, squali inclusi, e permette di riconoscere movimenti e vibrazioni nell'acqua. Gli squali usano questa facoltà per individuare i movimenti di altri organismi, in particolare quelli dei pesci feriti. La banda di frequenze che riconoscono è quella compresa tra 25 ed 50 Hz.

Elettroricezione: Una delle ultime caratteristiche dello squalo che si è scoperta è la sua sensibilità a campi magnetici ed elettrici che gli deriva dalla presenza di alcuni recettori collegati ai pori del muso. Il vero organo capace di questa caratteristica è il complesso formato dalle ampolle di Lorenzini. Il funzionamento è molto simile a quello del labirinto auricolare presente nell'orecchio umano. Alcune ciglia immerse in un gel vengono sollecitate dalle variazioni di campo grazie all'azione di una pompa protonica e sono quindi suscettibili ad un gradiente elettrochimico. Da alcuni esperimenti fatti in mare aperto si è compreso che lo squalo utilizza tutti i sensi, ma ne attiva alcuni solo a distanze prossime alla preda. Infatti se da lontano prevalgono odore, magari del sangue che sgorga da una ferita, e logicamente vista, da vicino, se l'acqua si fa torbida e deve procedere alla cieca, lo squalo fa proprio affidamento su questo sistema che gli permette di serrare la mascella a colpo sicuro. Il fatto che l'elettroricezione vada a soppiantare olfatto e vista su brevi distanze è testimoniato anche dal fatto che alcuni squali tendono a dimostrarsi aggressivi nei confronti di apparecchiature elettroniche (come le macchine fotografiche) quando transitano nei pressi di gabbie di sub o navi oceanografiche. Come accennato le ampolle di Lorenzini sono l'organo elettrorecettore dello squalo e variano in numero da un paio di centinaia a qualche migliaio a seconda dell'individuo. Gli squali le usano per riconoscere i campi elettrici che ogni essere vivente produce. Questa percezione aiuta l'animale a trovare le prede anche in condizioni di pessima visibilità (in modo particolare ciò accade per gli squali martello). Tra tutti gli animali conosciuti, gli squali sono quelli con la più precisa percezione elettrica. L'identificazione delle prede diventa utile soprattutto quando esse si nascondono sotto la sabbia del fondale marino. Anche in quei momenti esse producono infatti inavvertitamente dei campi elettrici. È a causa di questo senso se a volte gli squali attaccano per sbaglio delle barche: il potenziale elettrochimico che l'interazione tra il metallo e l'acqua salata genera assomiglia infatti ai deboli campi generati dalle prede, ed in più, essendo spesso più potente di questi ultimi, riesce ad attirare squali che si trovano anche a grandi distanze. Un altro utilizzo dell'elettroricezione è a fini di orientamento: le correnti oceaniche generate dal campo magnetico terrestre producono anch'esse dei campi elettromagnetici e sono usate dagli squali per migrare e rendere meno dispendiosa la navigazione.

Alimentazione

Tutti gli squali sono carnivori, alcuni come lo squalo balena sono filtratori, altri come il grande squalo bianco divorano grossi pesci o addirittura mammiferi marini, altri ancora che vivono sui fondali si nutrono di molluschi e crostacei. È questo il caso dello squalo zebra (Stegostoma fasciatum).

Studi sul comportamento degli squali sono stati avviati solo in anni recenti, a causa della scarsità di informazioni al riguardo in precedenza. Tipicamente si immagina lo squalo come un cacciatore solitario che solca gli oceani alla ricerca di cibo, ma tutto ciò è vero solo per un limitato numero di specie. La maggior parte degli squali infatti conduce una vita molto più sedentaria e bentonica. Anche gli squali più sedentari incontrano comunque di tanto in tanto i loro simili per riprodursi o nei più ricchi territori di caccia, che ricercano percorrendo anche migliaia di km all'anno. In questi casi durante le migrazioni gli squali disegnano dei reticoli immaginari ancora più complessi di quanto non avvenga per gli uccelli. Alcune specie riescono nel corso di una vita a coprire l'intero basamento oceanico. Dicevamo che alcune specie di squalo sono altamente sociali. Ad esempio non è raro osservare gruppi di un centinaio di squali martello smerlati (Sphyrna lewini) che attraversano il Golfo di California insieme. Si possono avere anche delle gerarchie tra specie diverse, come nel caso degli squali setosi (Carcharhinus falciformis), che durante il pasto dimostrano una certa soggezione nei confronti degli squali longimani (Carcharhinus longimanus) di pari dimensioni. Quando sono alle strette, alcuni squali (in particolare questo comportamento si osserva nei Carcharhinidae) mettono in scena un segnale di minaccia per avvisare il branco dell'arrivo del predatore. In genere questi segnali consistono in movimenti natatori esagerati che variano in intensità in base al livello di pericolo.

Riproduzione

Il sesso di uno squalo può essere determinato in modo semplice. Nei maschi si trovano pinne pelviche modificate che costituiscono gli emipeni, delle appendici prensili, comuni in alcuni pesci e rettili, che servono a trattenere la femmina durante l'accoppiamento. Negli squali però l'importanza degli emipeni non si ferma certo qui: questi organi, noti anche come pterigopodi o gonopodi, adempiono anche la funzione che nei mammiferi è svolta dal pene, cioè si occupano della fecondazione vera e propria all'interno dell'apparato genitale femminile. L'accoppiamento tra squali è stato osservato raramente in maniera diretta, e tra le varie specie ci sono delle differenze non trascurabili in questa pratica. I piccoli Scyliorhinidae ad esempio, si accoppiano arrotolandosi intorno al corpo della femmina, mentre nelle specie più grandi e meno flessibili, maschio e femmina nuotano paralleli uno all'altra finché il primo non inserisce uno degli emipeni nell'ovidotto della femmina. Molte femmine delle specie più grandi presentano segni di morso che derivano loro dal tentativo del maschio di mantenere la posizione corretta durante l'accoppiamento. I segni possono derivare anche dalle pratiche di corteggiamento, durante le quali il maschio può mordere la femmina per dimostrare il suo interesse. In alcune specie la femmina ha sviluppato una pelle più robusta proprio per ovviare a questo problema. Il rene maschile è direttamente collegato al testicolo. La femmina riesce talvolta a conservare lo sperma per un anno.

Gli squali adottano una strategia di riproduzione differente da quella della maggior parte dei pesci. Invece di produrre un enorme numero di uova e progenie (strategia che in media produce un tasso di sopravvivenza dello 0,1%), gli squali generano di solito una dozzina di cuccioli (anche se è documentato che una verdesca ne ha partoriti 135, ed alcune specie non ne mettono al mondo più di due alla volta). Questi cuccioli sono protetti da membrane molto robuste che avvolgono le uova, oppure vengono alla luce già vivi.

I cuccioli di squalo possono nascere in 3 modi diversi:

  1. Oviparità: alcuni squali depongono uova. In questi casi, spesso l'embrione viene protetto da un contenitore della consistenza della pelle di squalo. A volte questi contenitori vengono infilati in fessure rocciose per aumentare ancora di più il livello di protezione. I borsellini delle sirene, che di tanto in tanto vengono rinvenuti sulle spiagge, sono proprio contenitori per uova rimasti vuoti. Tra gli squali ovipari ci sono il gattuccio, lo squalo di Port Jackson ed il Cephaloscyllium ventriosum.
  2. Viviparità: in questo caso la madre mantiene un contatto placentale con l'embrione in via di sviluppo, in modo analogo a quanto fanno i mammiferi durante la gestazione. Il nutrimento della prole avviene attraverso un vero e proprio cordone ombelicale. In questo modo il cucciolo nasce già vivo e con tutte le funzionalità di base attive. Gli squali martello, gli squali requiem (come lo squalo dello Zambesi e lo squalo tigre) e lo squalo elefante appartengono a questa categoria. Si ritiene che lo squalo elefante sia la specie caratterizzata dalla gestazione più lunga (superiore a 18-24 mesi), ma non vi sono ancora prove scientifiche al riguardo.
  3. Ovoviviparità: è il metodo riproduttivo più diffuso tra gli squali. Il cucciolo viene nutrito dal tuorlo dell'uovo e poi da fluidi secreti dalle ghiandole della parete dell'ovidotto (noti come latte uterino) e, spesso, anche dal sacco vitellino. Durante tutta la fase di crescita dell'embrione l'uovo rimane all'interno dell'ovidotto in modo da usufruire delle due fonti di nutrimento citate in precedenza. Come accade nel caso dei vivipari, quando viene alla luce il cucciolo è già vivo ed è in possesso di tutte le sue funzionalità. Alcune specie praticano l'ovofagia: in questi casi il primo embrione ad attecchire si ciba dei rimanenti all'interno dell'ovidotto. Si ritiene che questo meccanismo di sopravvivenza sia diffuso tra tutti i Lamniformes. I cuccioli di squalo toro hanno portato questo meccanismo ad un'evoluzione ancora più avanzata: l'embrione dominante si ciba degli altri embrioni in fase di sviluppo in un processo noto come cannibalismo intrauterino. L'aspetto caratterizzante dell'ovoviviparità è che i nascituri raggiungono dimensioni considerevoli già prima di venire alla luce. In seguito al ritrovamento, nel 1953, di un uovo che conteneva un embrione quasi completamente formato, lo squalo balena è stato per anni classificato come oviparo. Tuttavia, la rarità dei ritrovamenti di uova, la presenza negli adulti dell'ombelico e altre caratteristiche della specie hanno portato i ricercatori alla conclusione che l'uovo di cui sopra fosse il risultato di un aborto e che probabilmente gli squali balena fossero ovovivipari. La conferma giunse nel 1996, quando all'interno del corpo di uno squalo balena pescato a Taiwan furono ritrovati 300 embrioni, alcuni ancora all'interno dei borsellini delle sirene, altri no. In genere le femmine ovovivipare partoriscono in luoghi protetti, come baie, foci di fiumi e anfratti poco profondi. Questi luoghi sono scelti per fornire protezione dai predatori (principalmente altri squali) e per l'abbondanza di cibo.

Curiosità

  • Alcune società industriali hanno addirittura sfruttato la pelle di squalo per produrre utensili (come l'oroshigane giapponese o la carta vetrata). In Giappone inoltre, i tradizionali forgiatori di katane utilizzano la pelle di squalo per ricoprire l'impugnatura delle spade e renderla meno scivolosa. La tecnica di costruzione prevede che i dentelli siano orientati verso la lama in modo che il samurai sia in grado di recuperare la presa nel caso sia vittima di un tentativo di disarmamento.
  • L'Isistius brasiliensis ha la peculiare caratteristica di  possedere tessuto bioluminescente sulla parte inferiore del corpo fino alla coda stessa. Durante la predazione, una piccola parte di questo pesce abissale si illumina di una luce bluastra in modo da simulare la presenza di un piccolo pesce di altra specie. In questo modo un gruppo di Isistius brasiliensis può fingersi un banco di piccoli pesci e di conseguenza altri squali o pesci come i tonni cadono in trappola scambiando i fasci di luce per prede. Quando gli Isistius si rivelano l'incauto predatore diventa a sua volta preda.
  • L'aspettativa di vita di uno squalo varia da specie a specie. La maggior parte ha una vita media tra i 20 ed i 30 anni, mentre lo spinarolo può arrivare all'età record di 100 anni. Si ipotizza che gli squali balena possano addirittura superare questa età.
  • Ci sono due casi documentati di femmine di squalo che hanno concepito un cucciolo senza entrare in contatto con un maschio, attraverso un processo noto come partenogenesi (in uno dei due casi si trattava di uno squalo martello). I dettagli di questo meccanismo non sono ancora noti, anche se l'impronta genetica dei cuccioli in esame ha dimostrato che essi non presentavano contributo paternale nel loro genoma, ma erano cloni perfetti della madre. L'ipotesi di una riserva di sperma maschile nel corpo della madre andava perciò a decadere. Non si conosce per la verità neppure l'estensione di questa pratica tra le varie specie di squalo. La comunità scientifica asserisce che probabilmente questo tipo di comportamento in natura è molto raro, e rappresenta un ultimo disperato tentativo di riproduzione da parte delle femmine di alcune specie che si trovano, ad esempio perché in cattività, in assenza di un compagno. Ciò condurrebbe comunque ad un'assenza di diversità genetica, elemento necessario per una valida difesa contro le minacce naturali. Una situazione di questo genere può aver contribuito al declino della verdesca sulle coste irlandesi.
  • Si narrano molte storie su delfini che avrebbero protetto esseri umani da attacchi di squalo. Questo fenomeno è stato investigato in un episodio della trasmissione di Discovery Channel MythBusters, nel quale un grande squalo bianco non ha attaccato né un pezzo di carne di foca né un'esca grezza dopo che un delfino meccanico era stato posto nell'acqua insieme a lui. Non ci sono comunque teorie scientifiche supportate da prove al riguardo.
  •  A dispetto del mito comune secondo il quale gli squali sono guidati solo dall'istinto e dai bisogni alimentari, secondo studi recenti molte specie dimostrano forti capacità nel risolvere problemi, complessità nei rapporti sociali e curiosità. Inoltre il rapporto tra le masse di corpo e cervello negli squali è simile a quello dei mammiferi e delle altre specie vertebrate più avanzate, anche se naturalmente è molto basso se confrontato con quello dell'uomo. Nel 1987 ad esempio, presso la Baia di Smitswinkle in Sudafrica, un gruppo di 7 grandi squali bianchi ha collaborato per trasportare verso acque profonde una carcassa parzialmente spiaggiata di balena (in particolare si trattava di una Caperea marginata), in modo da potersene cibare. Si sa anche che gli squali intraprendono attività giocose, come si osserva anche nei cetacei e nei primati. Esemplari di smeriglio in particolare, sono stati osservati mentre si avvolgevano ripetutamente con delle alghe e mentre si inseguivano l'un l'altro tenendosi ad una certa distanza.
  • Non è molto chiaro in che posizione dormano gli squali. Alcune specie giacciono sul fondo marino continuando a pompare attivamente acqua attraverso le branchie e controllando con gli occhi aperti la situazione circostante. Durante il riposo questi squali aspirano l'acqua non attraverso le narici, ma attraverso delle aperture poste vicino all'occhio, chiamate "spiracles" (o sfiatatoi, ma non nel senso dei cetacei). Se così non fosse, appoggiati al fondo dell'oceano, aspirerebbero più sabbia che acqua. Molti scienziati credono che la presenza degli sfiatatoi negli squali sia principalmente dovuta proprio a questo motivo. Negli spinaroli invece, il midollo spinale, e non il cervello, coordina la nuotata. Questa particolarità permette a questa specie di continuare a muoversi anche durante il sonno. Si verifica anche che il sonno degli squali assomigli a quello dei delfini[75]. In questo caso solo una parte del cervello riposa, mentre la seconda parte garantisce in parte uno stato di coscienza.
  • Negli anni'70 si è diffusa la voce secondo la quale gli squali non contraggono cancri, in realtà si tratta di una leggenda metropolitana in quanto essi possono avere sia tumori benigni che maligni.

Generi

Esistono otto ordini di squalo:

  • Hexanchiformes (capochiatti e squali anguilla). Comprende 2 famiglie e 6 specie. Probabilmente si tratta dell'ordine più antico, ed ha la caratteristica di avere un numero superiore di aperture branchiali rispetto agli altri ordini, cioè 6 o 7. Gli appartenenti a quest'ordine hanno una sola pinna dorsale. Esempi di specie di Hexanchiformes sono il capo piatto o pesce vacca (Hexanchus griseus) e lo squalo manzo (Heptranchias perlo).
    • Chlamydoselachidae 2 specie
    • Hexanchidae 4 sp.
  • Squaliformes (squaliformi o pesce cani). L'ordine è composto da 7 famiglie e 118 specie. Le specie che vi appartengono sono caratterizzate dal fatto di non possedere la pinna anale. Esempi di appartenenti a quest'ordine sono il pesce porco (Oxynotus centrina) e lo spinarolo (Squalus acanthias).
    • Echinorhinidae 2 specie
    • Squalidae 24 sp.
    • Centrophoridae 15 sp.
    • Etmopteridae 44 sp.
    • Somniosidae 18 sp.
    • Oxynotidae 5 sp.
    • Dalatiidae 10 sp.
  • Pristiophoriformes (pesci sega). È composto da una sola famiglia con 6 specie (sono squali abbastanza rari). Sono caratterizzati da una protuberanza dentata sul naso che permette di individuare sul fondo marino i pesci nascosti. Appartengono a questo ordine il Pristiophorus nudipinnis ed il Pliotrema warreni.
    •  Pristiophoridae 6 specie e 2 generi
  • Squatiniformes (squali angelo). Comprende una sola famiglia composta da 17 specie. Si tratta di un gruppo di pesci cartilaginei in forte diminuzione in tutti gli areali distributivi. A titolo di esempio conosciamo lo Squatina aculeata e lo Squatina japonica.
    •  Squatinidae 17 specie
  • Heterodontiformes (squali testa di toro). L'ordine è composto da un'unica famiglia con 9 specie. Ne fanno parte Heterodontus francisci ed Heterodontus portusjacksoni.
    • Heterodontidae 9 specie
  • Orectolobiformes (squali dai barbigli). Comprende 7 famiglie e 36 specie. L'ordine è molto vasto e popola principalmente la zona Indopacifica anche se un'unica specie è presente anche nell'Oceano Atlantico. Questi squali sono caratterizzati dalla presenza di barbigli nasali. Appartengono a quest'ordine lo squalo balena (Rhincodon typus) e l'Orectolobus maculatus.
    • Parascylliidae 7 specie
    • Brachaeluridae 2 sp.
    • Orectolobidae 7 sp.
    • Hemiscylliidae 15 sp.
    • Stegostomatidae 1 sp. (Stegostoma fasciatum) o squalo zebra
    • Ginglymostomatidae 3 sp.
    • Rhincodontidae 1 sp. (Rhincodon typus) o squalo balena
  • Lamniformes (lamniformi). L'ordine è distinto in 7 famiglie e 16 specie. Comprende solo squali dal corpo fusiforme. Alcune specie sono pericolose per l'uomo, soprattutto quelle della famiglia Lamnidae che comprende il famigerato grande squalo bianco (Carcharodon carcharias). Un'altra specie famosa è lo squalo toro (Carcharias taurus).
    •  Odontaspididae 4 specie, squali cagnacci
    • Mitsukurinidae 1 sp., (Mitsukurina owstoni) o squalo folletto
    • Pseudocarchariidae 1 sp., (Pseudocarcharias kamoharai) o squalo coccodrillo
    • Megachasmidae 1 sp., (Megachasma pelagios) o squalo bocca grande
    • Alopiidae 3 sp., squali volpe
    • Cetorhinidae 1 sp., (Cetorhinus maximus) o squalo elefante
    • Lamnidae 5 sp.
  • Carcharhiniformes (squali requiem). L'ordine è distinto in 8 famiglie e 266 specie. Alcune di esse sono pericolose per l'uomo. Ad esempio citiamo lo squalo longimano (Carcharhinus longimanus) e lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier).
    •  Scyliorhinidae 147 specie, squali gattucci
    • Proscylliidae 7 sp.
    • Pseudotriakidae 2 sp., falsi gattucci
    • Leptochariidae 1 sp. (Leptocharias smithii)
    • Triakidae 40 sp., squali palombi
    • Hemigaleidae 8 sp. , squali donnola
    • Carcharhinidae 52 sp., squali requiem
    • Sphyrnidae 9 sp., squali martello