Pinne

30.03.2012 16:59

Storia


La loro invenzione è attibuita allo statista ed inventore Benjamin Franklin (più noto per i suoi studi sull'elettricità). Franklin costruì un paio di primordiali pinne da ragazzo quando viveva a Boston, vicino al fiume. Erano costituite da due sottili pezzi di legno che gli consentivano di muoversi più velocemente in acqua.
Successivamente Louis de Corlieu in Francia e Owen Churchill negli Stati Uniti, lavorando indipendentemente, furono i primi a rendere le pinne una realtà. Il modello di Churchill catturò l'attenzione della Marina Statunitense, che li fece utilizzare agli uomini rana nei primi anni quaranta.
I primi militari ad usare le pinne in azioni belliche furono gli incursori italiani della Xª Flottiglia MAS, durante la seconda guerra mondiale. Le pinne utilizzate erano considerate armi segrete e come tali si cercava di non farle cadere in mano ai nemici.


In generale
Sempre più spesso la pubblicità ci propone pinne in grado di farci muovere senza sforzo anche se la logica ci dice che occorre applicare una certa forza per ottenere uno spostamento. Cerchiamo allora di fare una distinzione tra ciò che è marketing puro e ciò che è realtà.
Le pinne sono essenzialmente delle calzature usate dai subacquei per muoversi più efficacemente sott'acqua e, più generalmente, usate per attività sportive acquatiche (tra cui body-surf e nuoto). Sono in genere di plastica o gomma, ma i modelli più recenti sono realizzati in materiali sintetici sempre più sofisticati, ad esempio la fibra di carbonio. Si tratta di una calzatura sulla cui estremità anteriore è fissata una superficie piatta (pala) di opportuna lunghezza ed elasticità, in genere di spessore assai sottile e sostenuta da nervature laterali.
E’ indubbio che progressi enormi sono stati raggiunti nel settore dei materiali ma come spesso accade, questo porta a numerosi vantaggi ma anche a qualche svantaggio. Ecco che la gomma (costosa) viene soppiantata dai materiali termoplastici (più economici). Questi hanno una durata all’invecchiamento decisamente migliore ma anche una resa di spinta inferiore rispetto alla gomma. Da studi specificamente indirizzati al settore aeronautico e dallo studio delle pinne di animali acquatici si è preso spunto per disegnare pinne sempre più efficienti. Ovviamente avere una spinta propulsiva eccezionale ma non essere in grado di utilizzarla per mancanza della potenza necessaria a gestirla è inutile. Le pinne allora devono essere adattate alla morfologia del subacqueo medio per consentire ai più di impiegare con efficacia lo stesso strumento. Efficacia intesa come massima resa in relazione alla forza applicata. Il maggior limite di una pinna sta molto spesso nel subacqueo che la usa, quando non conosce la tecnica della pinneggiata. I maggiori produttori hanno capito perfettamente questo aspetto e ne hanno fatto un punto di partenza per la progettazione. Se da un lato il risultato (lusinghiero) è stato quello di rendere possibile a molti individui di accedere alle immersioni subacquee dall’altro la pinna è stata leggermente snaturata e non consente ai più esperti di esprimere il massimo rendimento proprio perché l’attrezzo non è stato pensato per loro.
Riassumendo abbiamo visto che le pinne incrementano la forza di spinta del piede maggiorando la superficie sulla quale imprimere la spinta per ciascun “passo”. Accessoriamente, la conformazione della pinna e l'elasticità del materiale, contribuiscono a distribuire in modo ottimale l'azione muscolare sull'acqua per il massimo rendimento della pinnata.
I modelli per la subacquea sono differenziati a seconda del tipo di impiego: per l'apnea (ed in particolare per la pesca all'aspetto) le pinne sono molto lunghe ed a pala molto rigida, per pinnate molto lente e ricche di potenziale di inerzia. Per le immersioni con bombole, nelle quali non vi è l'esigenza di risparmiare riserve respiratorie, le pinnate possono essere più frequenti e si usa allora una più agile pinna a pala morbida, che consente una migliore modulazione della potenza di passo ed una più agevole escursione laterale per veloci cambi di assetto. Alcuni apneisti usano anche un modello monopinna, in cui entrambi i piedi sono alloggiati nella medesima calzatura).
Un differenza di rilievo è data dal tipo di scarpetta (la parte che ricopre il piede): può essere chiusa al tallone, oppure con tallone libero in cui il fissaggio al piede avviene tramite un cinghiolo regolabile a fibbia. Quest'ultimo tipo è preferito dai subacquei che effettuano immersioni in ambienti diversi hanno magari la necessità di camminare per entrare ed uscire dal luogo d’immersione o essere stabili durante il trasporto con una barca.
La scarpetta è in genere realizzata in materiale morbido per la massima aderenza al piede e dotata di opportune aperture (davanti alle dita centrali o sotto di esse) per evitare la formazione di bolle d'aria. La sua conformazione riveste particolare importanza, dovendosi evitare la perdita accidentale della pinna durante l'uso, molti subacquei ritengono che la pinna a tallone aperto sia più sicura se il cinghiolo è ben regolato, fatto che garantisce anche la massima resa della potenza applicata.
La ricerca tecnologica studia attualmente l'ottimizzazione dell'idrodinamica, la riduzione dei vortici e degli eventuali svantaggi da effetto Venturi, la riduzione degli attriti (attraverso lo studio di nuovi materiali).


Tipi di pinne
 

Monopinna
È l'elemento base del nuoto pinnato. Essa è costituita da una pala unica che può essere in plastica (usata solo per i giovani atleti che si avviano al preagonismo), in fibra di vetro (vetroresina), e più recentemente anche in carbonio e kevlar. Nel corso del tempo ha avuto una evoluzione, fino a giungere ad un modello che si può definire standard: le dimensioni vanno dai 60/80 centimetri di lunghezza e 60/70 centimetri di larghezza.
Pinne da apnea
Si tratta di pinne che consentono di sfruttare al massimo la propulsione delle gambe. Normalmente hanno forma allungata e sono separate costruttivamente in due parti:
• scarpetta: costruita normalmente in morbida gomma deve garantire la coesione fra il piede e l'attrezzo. Normalmente si indossa con un calzare in neoprene che, oltre a proteggere termicamente il piede, previene le abrasioni da uso prolungato.
• pala: è la parte che trasmette ed amplifica il movimento del piede. Normalmente è in polimero o in fibra di carbonio, alcuni modelli adottano materiali misti e parti in grafite. Può essere solidale alla scarpetta oppure fissata tramite viti. Il secondo sistema, più costoso, consente di cambiare la pala a piacimento, adottando quella ritenuta più idonea all'uso del momento, ed inoltre consente di cambiare la pala (l'elemento più fragile) qualora si rompa.


Pinne da ARA
Con questo termine si indicano normalmente pinne utilizzate per le immersioni con le bombole. Si distinguono principalmente per la presenza di un cinghiolo invece di una scarpetta e per una forma più corta e larga di quelle da apnea. Normalmente interamente in polimero sono talvolta più morbide di quelle in apnea e richiedono un paio di calzari, dotati di suola, che compensano la mancanza di scarpetta. Questo sistema consente di utilizzare il calzare come vera e propria calzatura per camminare su superfici irregolari o scivolose durante il trasporto dell'attrezzatura.


Pinne da piscina
Pinne molto corte utilizzate per potenziare la propulsione nei nuotatori. Formate da scarpetta e pala, normalmente dello stesso materiale.

 

Pinne da snorkeling
Ibrido fra le pinne da apnea, di cui conservano la morbida scarpetta, e quelle da ARA, di cui mantengono la forma, il materiale e la rigidità. Se di buona qualità sono un valido sostituto alle pinne da ARA (di cui spesso sono la variante con scarpetta invece che cinghiolo).


Consigli per gli acquisti
Mescole molto morbide e leggere, ampie finestre di deflusso dell’acqua, forme particolari e molto altro hanno reso le pinne tanto comode da non sentirle ai piedi. Purtroppo la sensazione piacevole per molti che percepiscono grandissima comodità si traduce nella scarsa resa in termini di trasmissione della forza applicata dal subacqueo in movimento. Se poi vi doveste trovare in situazioni di forti correnti, il confort è del tutto eliminato l'asciando solo la sensazione di disagio..
Valutare ora quale sia la pinna migliore è molto difficile perché la pinna deve adattarsi al subacqueo ma il subacqueo deve saper pinneggiare. Individuare un attrezzo che perdona tanti errori non può essere un alibi per evitare di apprendere la tecnica giusta. Per valutare effettivamente quale sia la migliore pinna occorrerebbe effettuare una prova comparativa con diversi subacquei che effettuano un identico percorso alternandosi nell’uso di vari modelli e valutando a posteriori la prestazione (tempo impiegato a percorrere una determinata distanza). Ora è impensabile per un subacqueo medio effettuare tale test per scegliere le proprie pinne ma forse possiamo tentare di fornire un qualche criterio guida per non ritrovarsi con un equipaggiamento inutile tra le mani.
La scarpetta deve essere morbida in corrispondenza del collo del piede per non infastidire, ma deve avere il plantare sufficientemente rigido per trasmettere la forza alla pala. La pala deve mostrare una certa consistenza ed elasticità: la dobbiamo sentire. Basta afferrare la pinna all’estremità della pala e saggiarne la reazione elastica: se cede troppo, meglio scegliere altro modello.
Fatte queste considerazioni preliminari occorre poi provare la pinna a secco e verificare quale meglio si adatta al nostro piede e quindi quale marca di pinna più si adatta al nostro corpo.
Il consiglio: apprendere la tecnica e acquistare un buon paio di pinne che non necessariamente sono le più costose o le più pubblicizzate o le più belle. Molto spesso nei nostri acquisti ci facciamo influenzare dal design che si abbina meglio con il resto dell’attrezzatura o rimaniamo fedeli a una marca perché ha fabbricato un dato pezzo dell’equipaggiamento con il quale ci troviamo benissimo. NON bisogna assolutamente che queste considerazioni entrino nella logica del nostro acquisto! Non è detto che il tal marchio, che ha fatto quella bellissima muta che ci calza come un guanto ed è morbidissima, faccia altrettanto bene un paio di pinne!
Ricordiamoci sempre che siamo sottacqua e il nostro primo pensiero deve essere la sicurezza, data anche dal confort e dall’efficacia dell’attrezzatura.