Messa a fuoco e profondità di campo

12.04.2012 15:56

Saper usare il fuoco manuale, conoscere la profondità di campo, stimare ad occhio la distanza del soggetto dal piano “pellicola” permette di lavorare senza fidarsi ciecamente dell’attrezzatura, creare effetti particolari e inquadrature sensazionali.

La lunghezza focale di un obiettivo è la distanza che intercorre dal centro ottico al piano focale.

Ehhhee….?!?!?

Provo a tradurre..

Il centro ottico di una lente è, per definizione, il punto posto sull'asse principale in cui un raggio luminoso, attraversandolo, non subisce alcuna deviazione.

La lunghezza focale è la distanza, misurata in millimetri, tra il centro ottico dell'obiettivo e il piano pellicola (o il sensore in caso di fotocamera digitale) alla quale viene messa a fuoco l'immagine di un punto posto all'infinito.

Nelle ottiche più comuni delle reflex (50 mm), la lunghezza focale equivale all’incirca alla diagonale del sensore impiegato. Vi sono poi tutta una serie di obiettivi che coprono lunghezze focali minori, quindi con angolo di ripresa maggiore (le cosiddette focali corte o grandangolari) e lunghezze maggiori, con angolo di ripresa minore (focali lunghe o teleobiettivi detti zoom).

Ora possiamo affermare che si intendono come nitidi tutti quegli oggetti che, trovandosi esattamente alla distanza di fuoco impostata sull' obiettivo (piano focale) avranno la massima nitidezza possibile per l’obiettivo stesso. Tutti gli altri piani, posti davanti e dietro al piano focale, risulteranno più o meno sfocati, venendo a trovarsi in quello spazio definito come 'profondità di campo' e saranno leggibili in funzione della lunghezza focale dell'obiettivo e del diaframma impostato.

Quindi, possiamo definire la profondità di campo come quello spazio o quell’intervallo entro il quale tutti i soggetti risultano nitidi, a fuoco. L’ampiezza di questo spazio, è tanto maggiore quanto più chiuso sarà il diaframma dell’obbiettivo e quanto maggiore sarà l’angolo di campo (il diametro dell’immagine proiettata sul piano focale) dello stesso.

L’angolo di campo è il parametro che classifica gli obbiettivi come:

·         super tele, con angolo di campo fino a 10°

·         teleobiettivo, con angolo di campo tra 10° e 30°

·         medio tele, con angolo di campo tra 30° e 40°

·         normale, con angolo di campo tra 40° e 60°

·         grandangolare, con angolo di campo tra 60° e 80°

·         super grandangolare, con angolo di campo tra 80° e 100°

·         ultragrandangolare, con angolo di campo oltre 100°

·         fish-eye, con angolo di campo oltre 180°

Con diaframmi aperti, lo spazio entro il quale i soggetti saranno a fuoco sarà molto ridotto e tutto ciò che sarà poco prima e poco dopo del piano focale sarà praticamente sfocato. Effetto particolarmente sentito con teleobiettivi, soprattutto se spinti, mentre con i grandangolari (le ottiche più usate sott’acqua) la profondità di campo sarà sempre notevole e giocherà a nostro favore. Con diaframmi (detti anche stop) che variano tra 5.6, 8 e 11 (i più usati sott’acqua a brevi distanze e con ottiche grandangolari), avremo la possibilità di usufruire di ampi spazi di nitidezza.

A distanze molto ravvicinate, quando cioè si fa macrofotografia, anche usando diaframmi chiusi la profondità di campo rimane ugualmente molto breve e lo sfondo distante pochi cm dal soggetto è già sfocato. Questo risultato può anche essere un vantaggio, quando ad esempio voglio far risaltare il soggetto della mia fotografia.

 

 

 

 

Per contro nei campi lunghi, anche usando un diaframma abbastanza chiuso avremo comunque una buona profondità di campo.

 

Con le moderne fotocamere dotate di autofocus questi problemi non si pongono quasi mai. Tuttavia in particolari riprese d'azione, dove è quasi obbligatorio il blocco dell'autofocus, il calcolo va fatto “a naso” e la stima delle distanze e dello spazio di fuoco ci porterà, specie all’inizio, a cadere in una serie di errori, a mio avviso errori importanti per apprendere la tecnica della fotografia, specie della fotografia subacquea dove l’azione impone a volte il non uso di sistemi sofisticati tipo autofocus ma la rapidità e l’impostazione preventiva delle regolazioni (tempi, diaframmi e tutto il resto).