I camini misteriosi del Mediterraneo

27.02.2013 10:36

La "foresta" di camini di pietra scoperta durante la campagna "Altro". La densità di queste strutture che punteggiano il fondale è notevole.

Il Mar Mediterraneo nasconde tra i suoi fondali suggestive distese di “camini calcarei”, che fino ad oggi erano stati osservati solo nel Golfo di Cadice (sulla costa atlantica della Spagna), al largo della nuova Zelanda e delle coste pacifiche del Nord America. Queste strane “costruzioni” si trovano nel mar Adriatico. La scoperta è stata realizzata da Marco Taviani e Lorenzo Angeletti dell’Istituto di scienze marine di Bologna (Ismar-Cnr), i quali, per l’esplorazione, hanno utilizzato la nave oceanografica Urania del Consiglio nazionale e un rover guidato dalla nave stessa.

«L’esplorazione dei canyon sommersi al largo delle coste del Montenegro è stata realizzata mediante un piccolo veicolo sottomarino manovrato dalla superficie, il Rov (Remotely Operated Vehicle) Pollux, che ha individuato, sul fondale fangoso a circa 450-500 metri di profondità, una vera e propria distesa di camini calcarei. Alcuni, che superano i 50 centimetri di altezza, sono ancora in posizione verticale, mentre altri giacciono abbattuti sul fondo», spiega Taviani.

Acuni dei camini di pietra fungono da supporto per organismi di profondità come spugne (in primo piano) e gorgonie (sullo sfondo), rendendo questo ambiente unico.

Ma qual è la loro origine? Per definire con certezza la genesi di queste foreste sottomarine occorreranno complesse analisi di laboratorio. È però plausibile che i camini naturali si siano originati dall’ascesa, in un passato geologico abbastanza recente, di fluidi ricchi di idrocarburi (probabilmente metano) attraverso la coltre dei sedimenti antichi che formano il fondale di questo tratto di mare.

Di grande interesse la concomitante scoperta, a queste stesse profondità, di rigogliosi ecosistemi. “Il Rov ha documentato arbusti di corallo nero alti fino a due metri, abbondanti coralli bianchi soprattutto della specie Madrepora oculata, coralli gialli e campi di gorgonie sui fianchi dei canyon balcanici”, aggiunge Paolo Montagna, geochimico dell’Ismar-Cnr. “ Alcuni esemplari sono stati prelevati e mantenuti vivi per essere trasferiti negli acquari scientifici del Principato di Monaco. I coralli sono preziosi archivi naturali per studiare processi quali i cambiamenti climatici e l’acidificazione degli oceani”.

 

Fonte:

Focus.it