GAV - Giubbotto ad Assetto Variabile

06.04.2012 12:57

Un giubbotto ad assetto variabile (GAV) è un accessorio utilizzato per le immersioni subacquee al fine di aumentare la capacità di controllo dell’assetto, ovvero la quota da mantenere sott'acqua (analogamente alla vescica natatoria dei pesci). Il GAV aiuterà il subacqueo a mantenere un assetto stabile e una profondità costante.

Internazionalmente è conosciuto con l'acronimo di BCD, acronimo per Buoyancy Control Device (o, più di rado, come BC, Buoyancy Compensator). Viene anche comunemente chiamato Jacket per la sua somiglianza in alcuni modelli ad un gilet. In superficie, il jacket è gonfiato per essere usato come ciambella di ausilio al galleggiamento ed è in genere munito di segnalatori acustici di soccorso.

Storia

Il GAV è stato concepito assai presto nella storia della subacquea, ma i primi modelli erano più che altro dei salvagente che si gonfiavano a fine immersione per rimanere a galla. Il primo modello simile a quelli oggigiorno in uso è giunto al mercato della subacquea intorno agli anni settanta. Guardando i vecchi filmati di Jaques Yves Cousteau, magari quello bellissimo della scoperta del relitto del Thistlegorn (https://youtu.be/FlJnitOFl1A), si può vedere che indossava le bombole a mo di zaino senza nessun jaket. Come si vede dai filmati si capisce la fatica che doveva fare per mantenere l’assetto. Possimao notare ad esempio che non sta mai fermo e si muove molto velocemente. A quei tempi la subacquea era riservata a dei “superuomini” molto allenati. L’avvento del jaket è forse la “causa” dell’espansione di questo sport a tutti. Grazie a questa invenzione infatti le immersioni, almeno le ricreative, sono diventate alla portata di tutti o quasi, rendendole rilassanti e tutt’altro che faticose.

I primi modelli si indossavano intorno al collo (cosiddetti "a collare" tra cui ricordiamo il "Fenzy" della Spirotechnique), o intorno alla testa ("caschetto"), ed erano fissati al corpo con cinghie o semplici sagole. Potevano essere riempiti a bocca per mezzo di un corrugato (un tubo flessibile) chiuso da valvola o con un bombolino (in genere da 400 cm³, derivato dai primi miniestintori portatili), ricaricabile dalla bombola principale tramite una frusta aggiuntiva. In questi primi modelli lo sfiato si eseguiva esclusivamente portando verso l'alto il corrugato d'insufflazione a bocca ed aprendo la valvolina (questo sistema, anche in presenza di altri accorgimenti, è tradizionalmente ancora usato dai subacquei più esperti ed anche i modelli più recenti continuano a consentirlo, altri utilizzano un sistema di controllo più avanzato).

Ricordiamo infine solo per curiosità i nostri profondisti e corallari degli anni '60 che, prima dell'avvento del GAV, usavano portarsi dietro una busta di plastica che in profondità veniva gonfiata a mo' di palloncino per contrastare l'assetto negativo.

Principio fisico

Funziona attraverso un'opportuna applicazione del principio di Archimede.

Il GAV si compone, di un sacco espandibile in materiali sintetici, a forma di giubbotto (e come tale vestito), oppure a forma di ferro di cavallo per i modelli tecnici, in cui viene immessa dell'aria (con la possibilità di farla uscire per mezzo di valvole o di un tubo corrugato stesso). L'aria immessa nel sacco, incrementa il volume del sacco, la variazione di volume consente di modificare il rapporto massa/volume del subacqueo ed ha quindi effetto sulla spinta idrostatica e sull'assetto del subacqueo: al crescere del volume, cresce infatti il peso della quantità d'acqua spostata ed il sub riceve perciò una spinta positiva verso l'alto, viceversa al decrescere del volume. L'assetto ordinario del subacqueo dovrebbe essere neutro in superficie ma con l'aumentare della profondità diviene negativo per effetto della compressione della muta e degli spazi aerei del sub causati dall'aumento della pressione idrostatica. L'incremento di aria nel sacco serve a contrastare questa spinta negativa, ripristinando l'assetto neutro. In risalita avviene il contrario, per effetto della diminuzione della pressione idrostatica l'aria contenuta nel sacco si espande dando al subacqueo una spinta sempre più positiva che tenderebbe a farlo risalire in maniera incontrollata e pericolosamente verso la superficie. La velocità di risalita viene controllata per mezzo delle valvole di carico/scarico dell'aria.

Controllo dell'assetto

Dosando opportunamente la quantità d'aria da immettere nel sacco si può raggiungere un assetto neutro (equilibrio idrostatico), con il quale il subacqueo si trova praticamente a non avere spinte né verso l'alto (emersione) né verso il basso (affondamento), potendo mantenere senza alcuno sforzo la quota raggiunta. Questa condizione è spesso rassomigliata a quella dell'assenza di gravità (sebbene l'accostamento sia solo approssimativo, poiché la forza di gravità continua ad avere influenza su tutto l'organismo del sub, che in realtà è solo "adagiato" su una sorta di invisibile sostegno liquido).

A rigor di precisione l'assetto perfettamente neutro è possibile solo in assenza di respirazione: la normale inspirazione aumenta il volume del corpo attraverso l'espansione dei polmoni (ed ovviamente l'espirazione lo riduce), perciò l'assetto considerato neutro è in realtà lievemente viziato da minime oscillazioni di quota dovute alla respirazione. In posizione orizzontale, il subacqueo immobile che respira avrà ipoteticamente le caviglie ferme ed il torace che sale e scende di poche decine di centimetri (a seconda della profondità) rispetto alla posizione neutra, semplicemente per effetto della respirazione.

Durante la risalita la diminuzione della pressione esterna provoca una crescente espansione dell'aria contenuta nel GAV che perciò deve essere liberata opportunamente agendo sulle valvole di scarico.

In genere nei corsi di subacquea si insegna a svuotare il GAV man mano che si risale o, a volte, prima di iniziare la risalita.

Anche durante la discesa per effetto della crescente pressione esterna si ha un neutralizzamento dell'effetto stabilizzante del jacket che sommandosi alla riduzione di volume del neoprene della muta subacquea e dei polmoni, provocando un'accelerazione della velocità di discesa, che viene semplicemente controllata gonfiando leggermente il GAV mano a mano che si scende.

Le variazioni vanno fatte con molta cautela immettendo o sottraendo poca aria alla volta, per evitare sprechi (l’aria è quella della bombola, magari unica nostra risorsa per l’immersione) e bruschi cambi d’assetto difficili da controllare. Nei principianti una delle cause dei grossi consumi è il continuo uso del GAV. Se la pesata ad inizio immersione è stata fatta correttamente, il jaket andrebbe usato pochissimo compensando le piccole variazioni di assetto con la respirazione.

Comandi 

Il funzionamento del GAV si basa semplicemente sull'immissione e sullo scarico dell'aria; queste operazioni vengono controllate tramite dei comandi situati, nei modelli a corrugato, sull'estremità di questo, e nei modelli ad airtrim sul blocco comandi.

 

Il gonfiaggio avviene tramite l'apertura di una valvola, nei GAV più economici, o tramite pistone.

Camera d'aria

La sacca d'aria del GAV è quella che assolve alla funzione di variazione del volume, regolando così in modo semplice l'assetto del subacqueo. Di questa si hanno, a seconda del modello, varie forme e vari posizionamenti: giubbetti con la sacca posteriore o latero-posteriore (più avvolgenti), giubbetti con sacca singola o doppia (più costosa per via degli accorgimenti da adottarsi in fase di produzione).

Modelli attuali

I modelli attuali sono principalmente a gilet (che è anche il nome francese dell'accessorio) e possono consentire l'alloggiamento di zavorra, tasche, palette ferma-fruste, passasagole, ganci, moschettoni o altri ausilii funzionali. L’altro modello, usato soprattutto dai sub tecnici, è quello tutto dietro caratterizzato da un sacco solo posteriore a forma di ferro di cavallo rivolto verso il basso (o meglio le gambe). Negli ultimi mesi sta prendendo piede anche un ulteriore modello che consente un nuovo modo di portare le bombole, il sidemount. In questo stile, derivato dalla speleosub, le bombole sono portate sui fianchi e non più dietro la schiena.

In genere incorporano uno schienalino (morbido o in metallo) sagomato per l'alloggiamento della bombola e le relative fasce e fibbie di serraggio (che nel caso dello schienalino rigido sono sostituite da viti di serraggio). Per un certo periodo, sino almeno all'avvento dei computer di immersione, i jacket erano venduti già muniti di un tabellino in plastica con le curve di decompressione US Navy da tenere in apposita tasca e fissato con sagolino. Nella maggior parte dei modelli l'assetto del GAV è moderatamente negativo.

Le innovazioni introdotte riguardano nuovi sistemi di insufflaggio dell'aria oppure la distribuzione dei dislocamenti dell'aria nelle sacche, con la possibilità (anche escludibile) di riempire la parte dorsale (sebbene l'assetto tipico con questi modelli sia pericoloso in caso di incidente, poiché mantengono la faccia tendenzialmente immersa in superficie).

Di solito presentano le seguenti caratteristiche:

  • una frusta a bassa pressione che porta il gas dalle bombole al regolatore del giubbotto;
  • una o più valvole di sfogo in caso di pressione eccessiva, che si apre automaticamente in caso di necessità (troppa pressione interna, ad esempio);
  • dei finimenti a sgancio per indossare il giubbotto in modo stabile;
  • una placca morbida o metallica (detta schienalino) per sorreggere le bombole;
  • un sistema integrato di pesi, a volte dotato di un meccanismo per lo sgancio veloce;
  • una piccola bombola per il gonfiaggio d'emergenza (oggi raramente presente);
  • varie tasche, ganci di sicurezza, D-ring;
  • un tubo corrugato
  • una valvola di gonfiaggio che porta il gas dalla frusta alla camera d'aria del giubbotto tramite il tubo corrugato;
  • una valvola di sfiato che permette lo svuotamento della camera d'aria, sempre sul corrugato;
  • in alcuni modelli il corrugato può essere sostituito da un console integrata con il jacket.

 La maggior parte dei GAV ha almeno due di queste valvole: una sulla parte superiore e una sulla parte inferiore del giubbotto, in modo da facilitare lo sfogo dell'aria indipendentemente dalla posizione del sub, dato che l'aria svuotata va naturalmente verso la superficie.

 Attualmente è disponibile una gamma abbastanza articolata di modelli differenziati per:

  • dislocamento della sacca o delle sacche;
  • volume massimo;
  • dispositivi di gonfiaggio e di sfiato;
  • dispositivi per lo sgancio rapido;
  • resistenza del tessuto sintetico (espressa in denari).

Jacket

È il GAV classico, quello fatto a gillet. Ce ne sono molti tipi con caratteristiche molto simili. Solitamente quello che varia sono le proporzioni del sacco, chi si gonfia più anteriormente, chi più posteriormente ecc. Questo modello è il preferito dai principianti, poiché: più facile da controllare, spacciato per più sicuro (in caso di svenimento in superficie, tende a rivoltare il subacqueo con il volto fuori dall’acqua), permette in immersione di mantenere la postura orizzontale più facilmente, è più facile da scaricare. Le sue caratteristiche usuali sono:

  • Rivestimento In cordura (500 o 1000 denari).
  • Sacco in materiale termoplastico.
  • Schienalino morbido integrato nella struttura.
  • Maniglia di trasporto.
  • Corrugato munito di VIS (Valvola di Immissione e Scarico).
  • Spallacci solidari con la struttura muniti di sistemi a sgancio rapido e fascia pettorale, a volte muniti anche di anelli in acciaio o plastica.
  • Fascia di ancoraggio addominale munita di aggancio a velcro e sistema a sgancio rapido oppure stile cintura dei pesi.
  • Tasche laterali più o meno capienti.
  • Sistema a zavorra integrata con possibilità di sgancio d’emergenza.
  • Uno o due fascioni porta-bombola posizionato posteriormente
  • In alcuni modelli il corrugato è sostituito da un HUB che tramite valvole distribuite nel GAV permette di manovrarlo.
  • Una o due valvole di scarico, tarate per scaricare in automatico in caso di sovrapressione.

GAV a sacco posteriore

Questo è un GAV pensato per le immersioni tecniche, dove si ha la necessità di trasportare più bombole contemporaneamente. Queste bombole supplementari, dette di stage, sono posizionate su un fianco, o su entrambi i fianchi in caso di più bombole, quindi giubbetti come i jacket che si gonfiano anche sui fianchi diventano scomodi. Da qui la necessità di avere la sacca gonfiabile solo in zona posteriore, così da contenere gli ingombri. Questo tipo di GAV solitamente è totalmente scomponibile (sacco, schienalino, spallacci, ecc) e lo schienalino è tipicamente rigido (in acciaio inossidabile o alluminio). Gli spallacci spesso sono fissi sulla misura del subacqueo che lo usa e sono sempre corredati di fascia sotto-cavallo. Presentano molte più possibilità di ancoraggio dell’attrezzatura, grazie a diversi anelli solitamente in acciaio e a forma di ‘D’. Di serie non hanno tasche (sempre poiché ingombrano e rendono più difficoltoso manovrare le bombole di stage), ma sono acquistabili separatamente, consigliato per un uso ricreativo dello stesso. Le caratteristiche usuali sono:

  • Rivestimento In cordura (500 o 1000 denari).
  • Sacco in materiale termoplastico, a volte doppio.
  • Schienalino rigido in alluminio o acciaio, ma anche morbido per chi lo volesse usare ricreativamente.
  • Corrugato munito di VIS (Valvola di Immissione e Scarico).
  • Spallacci solidari con la struttura muniti fascia pettorale e di ‘D ring’ in acciaio.
  • Fascia di ancoraggio addominale munita di sistema a sgancio stile cintura dei pesi.
  • Fascia di fissaggio sotto-cavallo.
  • Due viti di fissaggio per le bombole oppure due fascioni posizionati posteriormente
  • Due valvole di scarico, tarate per scaricare in automatico in caso di sovrapressione.
  • Vari D ring posizionati lungo la fascia addominale.

Personalmente consiglio lo schienalino in acciaio poiché essendo più pesante toglie qualche kilogrammo dalla cintura dei pesi. Questo consiglio decade se vi capita spesso di fare immersioni tecniche all’estero e quindi usufruendo di viaggi aerei.

Side mount

Sono ancora pochi i modelli a disposizione, ma sicuramente il mercato ne offrirà presto tantissimi! Effettivamente questa nuova configurazione promette molto bene anche se i costi dell’attrezzatura (tutta rindondante) saranno senz’altro più elevati! Vi presento quello che secondo me è il migliore attualmente in commercio.

Assetto

Anche un sub poco esperto riesce a trovare subito un buon assetto, necessità di una minor quantità di zavorra e si può posizionare sulla schiena, una soluzione molto comoda, ideale per chi inizia ad avere problemi di mal di schiena. A tutto ciò si aggiunge il vantaggio di poter agganciare le bombole una volta in acqua, quindi senza che gravino con il loro peso sulla schiena e ovviamente sganciarle prima di risalire in barca, al termine dell’immersione. Il Subacqueo non è più soggetto ai cambiamenti d’assetto della bombola sulla schiena, nel SideMount le bombole sono poste sui fianchi, sostengono il sub nell’assetto, e si possono spostare dove necessario per mantenere l’assetto ideale. Posizionando le bombole avanti, il subacqueo si trasforma in un siluro, che potrà vincere qualsiasi tipo di corrente.

Sicurezza

Ridondanza, gestione delle bombole e condivisione dell’aria.  Il Side Mount è per la sua natura un sistema completamente ridondante: 2 bombole, 2 primi stadi, 2 secondi stadi tutto completamente indipendente. Il subacqueo ha la piena e indipendente gestione delle sue fonti d’aria, anche in situazioni d’emergenza come autoerogazione di un erogatore o fine aria. Inoltre possiamo tenere sottocontrollo la nostra attrezzatura per tutta la durata dell’immersione, verificando eventuali perdite. Tenere chiusi  i rubinetti sino a quando non sia necessario utilizzarli evitando problemi di perdite di gas. Personalmente sconsignio questa pratica per 2 motivi:

  1. Mantenendo il circuito senza pressione, si permette all’acqua di entrare dagli erogatori fino al primo stadio rovinandolo. Questo si potrebbe evitare mettendo sotto pressione il circuito e poi serrando il rubinetto.
  2. In caso di emergenza è sempre meglio poter usufruire immediatamente dell’aria contenuta senza dover perdere tempo ad aprire i rubinetti. Se avrò il circuito sotto pressione ma con il rubinetto chiuso, rischio di dimenticare di aprire il rubinetto e trovarmi di colpo senza aria. In situazioni di emergenza il panico è sempre dietro l’angolo!

Il consiglio è sempre quello di mantenere l’attrezzatura in perfetta efficienza e manutenzionata, così da evitare trafilamenti e guasti.

Gestione dei pesi

Brandeggio delle bombole e zavorra ridotta all’osso. Il sistema ha l’autonomia di un bibo ma gestibile come un monobombola, e da la possibilità di scegliere in base al tipo d’immersione o ai consumi la bombola ideale. Riduzione della zavorra grazie al minor volume dell’acqua spostata dal subacqueo, essendo la spinta dal basso verso l’alto minore.  

Caratteristiche tecniche

Sacco:

  • Tipologia: Bisacco indipendente
  • Spinta sacco primario: 23 lt
  • Spinta sacco secondario: 22 lt
  • Rivestimento esterno: Cordura® 1000 denari

Imbrago:

  • Placca pentagonale e placca esagonale in acciaio inox AISI 316, spessore 3mm tagliato a laser e passivato.

D-ring in acciaio inox AISI 316:

  • 2 D-ring 45° regolabili su fascia pettorale per aggancio corda elastica di fissaggio bombole.
  • 1 D-ring regolabile nella parte sacrale per fissaggio torcia.
  • 1 D-ring regolabile nella parte ventrale per l’utilizzo dello scooter subacqueo.
  • 2 D-ring regolabili nella fascia ventrale con ferma piombo con luce
  • 2 D-ring 45° mobili nella fascia ventrale riposizionabili durante l’immersione. Spostando il baricentro della bombola dalla parte lombare alla parte anteriore del subacqueo consentono di compensare progressivamente la crescente positività delle stesse dovuta al consumo d’aria. Le bombole sono mantenute sempre “in sagoma” con il subacqueo.

Moschettoni acciaio inox AISI 316:

  • 2 Fissaggio corda elastica bombole
  • 1 Fissaggio sacco
  • 1 Fissaggio corrugato

Metodi di vestizione e entrate

Ci sono diversi modi per indossare il GAV sia in acqua che fuori dall'acqua, o meglio il cosiddetto "gruppo" (bombola, erogatori, gav ecc.) ed entrare in acqua a seconda delle situazioni e delle abilità del subacqueo.

Un subacqueo esperto o molto eccitato dall'imminente immersione prediligerà, molto spesso, un metodo rapido per indossare il gruppo in modo da godere subito delle meraviglie del mare; è bene precisare che il peso complessivo del gruppo ARA frequentemente supera i 15 kg e che, se indossato con scarsa cautela o con eccessiva fretta, può provocare lesioni o strappi alla schiena, talvolta anche seri.

È necessario quindi porgere, sia in acqua che fuori, la massima attenzione durante la vestizione per evitare spiacevoli inconvenienti che potrebbero compromettere l'immersione o addirittura pregiudicare l'attività subacquea futura.

Ovviamente un'adeguata preparazione da parte di un istruttore durante un corso può aiutare a rendere improbabili simili errori. La pratica dell'attività subacquea in Italia è vincolata ad obbligo di detenzione di brevetto, quindi è non solo consigliabile frequentare corsi appositi per apprendere la teoria e la tecnica. Nessun onesto diving center o negozio dovrebbe mai ricaricare bombole a soggetti privi di certificazione.

Si distinguono:

 vestizioni in acqua:

  • tecnica della seduta (la più comoda e semplice);
  • tecnica dell'incappucciamento (può creare disorientamento e "testate con bernoccoli" nei meno esperti);
  • tecnica della capriola (la più rapida in assoluto ma richiede una certa pratica)
  • vestizione sul fondo (usata prevalentemente negli esercizi di abilità dei corsi);

 

entrate con gav già indossato:

  • capovolta all'indietro (dal bordo barca quando non è molto alto, usato specialmente per "tuffarsi" dai gommoni);
  • passo del gigante (da barche con bordo più alto).

Il GAV non è un ascensore!

Anche se sembrerebbe molto comodo usare il GAV come un ausilio per salire in superficie o per scendere in profondità, il GAV non ha propriamente questa funzione, ma serve solo a mantenere l’assetto ottimale; perciò deve essere:

  • gonfiato in superficie per riposarsi,
  • sgonfiato quando si scende sott'acqua,
  • regolato per ottenere il giusto assetto durante l’immersione,
  • sgonfiato nuovamente quando si risale, poichè la diminuzione di pressione in risalita comporta un aumento del volume dell’aria contenuta nel GAV (in base alla legge di Boyle, sul rapporto tra pressione e volume di un gas) e pertanto, se non viene sgonfiato, potrebbe accelerare eccessivamente la risalita (pallonata).

Tutto questo viene insegnato già nel corso Open Water Diver e, con l’aumentare del numero di immersioni e dell’esperienza, si comprende che il GAV serve per la regolazione iniziale dell’assetto e che i polmoni e il respiro sott’acqua possono bastare per le successive regolazioni dell’assetto, se si evita di zavorrarsi eccessivamente!

La manutenzione del GAV

Per poter conservare a lungo il proprio GAV e non incorrere in malfunzionamenti è necessario prendersene cura dopo ogni immersione. Farlo è molto semplice, basta abituarsi ad effettuare alcune operazioni.

Controllo: verificare se si notano dei piccoli tagli o danni sia al tessuto che ai ganci. Nel caso si notasse qualcosa sarà più semplice ripararlo subito  piuttosto che quando il danno sarà più grande. Vanno controllate anche le valvole, inoltre  bisogna soffiare nel corrugato e controllare che i pulsanti si muovano bene, perché potrebbero esserci dei granuli di sabbia o cristalli di sale che vanno lavati. Una volta gonfio il GAV va immerso in acqua per verificare eventuali fuoriuscite di bolle d’aria.

Pulizia: è bene lavare in acqua dolce il jacket dopo ogni utilizzo in mare. Soprattutto la pulsantiera del corrugato deve essere ben risciacquata. Anche l’interno deve essere ben lavato e per farlo occorre riempire il GAV di acqua e aria, scuoterlo e far fuoriuscire l’acqua dalla valvola di scarico.

Anche il velcro del fascione centrale deve essere ben pulito, togliendo con una spazzola eventuali sporcizie residue.

Conservazione: il GAV deve essere mantenuto parzialmente gonfio durante il periodo di non utilizzo e va protetto da raggi solari e umidità.