Cernia - Epinephelinae

28.06.2012 14:20

Classificazione scientifica

 

Dominio

Eukaryota

Regno

Animalia

Sottoregno

Eumetazoa

Ramo

Bilateria

Phylum

Chordata

Subphylum

Vertebrata

Superclasse

Gnathostomata

Classe

Actinopterygii

Sottoclasse

Osteichthyes

Superordine

Acanthopterygii

Ordine

Perciformes

Sottordine

Percoidei

Famiglia

Serranidae

Sottofamiglia

Epinephelinae

Il nome deriva dal latino acernìa. In inglese questi pesci sono noti come groupers, derivato dal portoghese garoupa, mentre nel Medio Oriente sono conosciuti come hammour. Il nome cernia è usato di solito per indicare gli appartenenti a due generi di pesci: Epinephelus e Mycteroperca. Oltre a questi però, vi sono anche specie più piccole (appartenenti ai generi Anyperidon, Cromileptes, Dermatolepis, Plectropomus, Gracila, Saloptia e Triso). Questi generi vengono tutti classificati nella sottofamiglia Epinephelinae.

Descrizione

Le cernie sono pesci teleostei (pesci con uno scheletro osseo vero e proprio, in contrapposizione ai selaci (razze e squali) che presentano uno scheletro interamente cartilagineo) e possiedono un tipico corpo compatto e una grande bocca.

Non sono costruiti per il nuoto veloce sulle lunghe distanze, e le loro dimensioni possono facilmente superare il metro di lunghezza e i cento chilogrammi di peso, anche se all'interno di un così gran numero di specie queste misure possono variare considerevolmente. Insomma sono bei pescioni, robusti e possenti, dal corpo ovale, compresso ai lati e dalla testa imponente. La mascella inferiore è leggermente prominente rispetto a quella superiore e le labbra sono carnose e molto evidenti. Le scaglie sono piccole e sono presenti anche sul capo e sulla mascella inferiore. La pinna dorsale è lunga e divisa in due parti: la parte anteriore è dotata di robuste ed acuminate spine, la posteriore ha raggi molli. Le pinne pettorali sono larghe e la pinna caudale è arrotondata. La pinna anale è poco evidente ed è simile, anche come grandezza, alla seconda parte della pinna dorsale. Il dorso è bruno, i fianchi sono leggermente chiari e il ventre è giallastro, come la parte esterna delle labbra. Capo, dorso e fianchi sono marezzati di giallo, di bianco o di arancione, a seconda degli esemplari. Le pinne sono scure e hanno il margine più chiaro. L’esemplare qui descritto è la Cernia tipo, ma in realtà la colorazione di questi pesci varia moltissimo in funzione dell’habitat in cui vivono. La Cernia è infatti dotata di un mimetismo eccezionale ed il suo colore può assumere tonalità verde scuro se il fondale dove abita ha molte alghe, oppure quasi nero se frequenta grandi antri, o addirittura bianco se si trova sulla sabbia.

Le cernie preferiscono inghiottire la preda piuttosto che morderla e farla a pezzi; non possiedono molti denti al limitare delle mascelle, ma hanno invece, all'interno della faringe, pesanti placche dentarie adatte a rompere e triturare. Di solito le cernie si nutrono di pesci, polpi, granchi e gamberi. Si appostano in attesa di colpire, piuttosto che cacciare in acque aperte. Questi animali, se di dimensioni notevoli, potrebbero anche permettersi di attaccare l’uomo. Secondo il documentarista Graham Ferreira vi è almeno un caso documentato, in Mozambico, di un uomo ucciso da una cernia. Non si contano, poi, i racconti dei pescatori di perle aggrediti da voraci cernie giganti del Pacifico. La bocca e le branchie di questo animale formano un potentissimo sistema di aspirazione che "risucchia" una preda anche dalla distanza. Le cernie, inoltre, usano le loro fauci per scavare nella sabbia al fine di ripararsi sotto grandi rocce, espellendo la sabbia attraverso le loro branchie. I muscoli di queste ultime sono così potenti che è praticamente impossibile spingere una cernia fuori dal suo nascondiglio se questa si ancora e amplia i muscoli per bloccarsi.

 Alcune specie possono crescere enormemente: la specie Epinephelus lanceolatus, ad esempio, può raggiungere dimensioni enormi, fino a 270 centimetri. Vi sono leggende riguardanti cernie grandi abbastanza da inghiottire un bagnante o un sommozzatore, ridicole visto che questo dovrebbe presupporre un'apertura della gola del diametro di circa 60 centimetri, troppo grande per una cernia anche di dimensioni eccezionali. Cernie di dimensioni straordinarie vennero comunque descritte, ad esempio, dallo scrittore Arthur C. Clarke, che ne avvistò una lunga venti piedi (6 metri circa) e larga quattro piedi (1 metro e trenta centimetri circa), che viveva in una piattaforma abbandonata lungo la costa dello Sri Lanka, ma si sa che la fantasia degli scrittori non ha limiti...

Habitat

La Cernia è la regina delle scogliere, il sovrano incontrastato delle cadute di massi che si accavallano verso il fondo, il solitario guardiano delle cattedrali sommesse, l’astuto abitante dei meandri più inaccessibili di una parete rocciosa. Vive sempre a contatto del fondo tra i dieci e i quattrocento metri di profondità, ovunque ci siano tane e tanta pace. È comunque in tutto il Mediterraneo e solo occasionalmente è presente nell’Atlantico orientale, raramente, comunque, più a nord del Golfo di Biscaglia, ma diffusa nei mari tropicali e oceano Pacifico ed Indiano. Insomma c’è un po’ dappertutto..!

Il rumore della superficie le dà fastidio, l’altalena delle onde la infastidisce, la luce del sole la sgomenta. Per questo non abbonda mai la pace ovattata degli abissi, dove la risacca non arriva e dove la penombra soffoca i colori e la protegge.

L’inverno lo passa chissà dove, lontano dalla costa, a quote veramente abissali, probabilmente alla base delle platee continentali. D’estate, invece, emigra in senso verticale e viene a popolare le nostre coste rocciose, sempre rimanendo a profondità considerevoli. Sembra che l’optimum sia fra i trenta e i cinquanta metri. Durante la bella stagione, infatti, è difficile avvistare Cernie oltre i cinquanta metri di profondità.

La Cernia frequenta due tipi di tana, ben distinti l’uno dall’altro: la tana fissa, cioè quella residenziale, per lo più inviolabile da chiunque, e quella di posta, cioè quella adoperata per cacciare o per sfuggire momentaneamente a un improvviso pericolo. Le due tane hanno caratteristiche differenti: la prima è profonda, un nero cunicolo che penetra nella montagna e che quasi sempre si dirama in diversi corridoi che sfociano di frequente in una sala comune; la seconda è più semplice, è una grotta abbastanza agibile con due o più aperture e si affaccia, di preferenza, su una scogliera a picco, battuta dalle correnti e situata in un luogo di passaggio. Possono essere adatte ampie gallerie sommerse, crepacci che affondano in una parete, volte di pietra nascoste sotto scogli imponenti. Tutte queste tane, comunque, sono di solito situate a poche decine di metri di distanza dalla tana principale. In una costa frastagliata e dirupata, la Cernia andrà a vivere dove i fondali sono più profondi e le correnti più sensibili. Le frane sommerse, dove i massi e le pietre si accavalcano gli uni sulle altre sono il suo habitat ideale, perché costruiscono una vera e propria rete di cunicoli in contatto tra loro e visibili dall’esterno, dove la Cernia può scomparire e ricomparire in acque libere a parecchie decine di metri di distanza.

Comportamento e riproduzione

La maggior parte delle cernie genera uova tra maggio e agosto, quando risale dagli abissi per spostarsi sottocosta. Questi pesci sono ermafroditi proteroginici, ovvero i giovani sono in predominanza femmine, e si trasformano in maschi quando crescono. La crescita è di circa un chilogrammo all'anno, e generalmente le cernie rimangono adolescenti fino a quando raggiungono tre chilogrammi; a questo punto diventano femmine sviluppate. Verso i 10 - 12 chili avviene il cambiamento verso i maschi. Di solito, i maschi hanno un harem composto da un numero di femmine variabile da tre a quindici. Nel caso, molto raro, che nelle vicinanze non esista nessun maschio, la femmina di dimensioni maggiori si trasforma in tempi molto brevi. La maggior parte dei maschi appare molto più grande e aggressiva delle femmine.

E’ carnivora e si nutre di molluschi, di crostacei e di pesci. Il suo piatto preferito è comunque rappresentato dal polpo, che insegue con ferocia e accanimento. Quando ne vede uno non gli dà tregua e a morsicate gli toglie a uno a uno i tentacoli, fino a quando il poveraccio non può più tenersi aggrappato alle rocce e viene inghiottito in un solo boccone. Per catturare i pesci per il pranzo, invece, la Cernia usa un sistema abbastanza singolare, ma decisamente comodo, da grande pigrona che è. La sua mole, di solito imponente, la condiziona non poco e poi non è dignitoso correre dietro ai pinnuti più piccoli, nemmeno se si ha fame. Allora la cernia adotta un sistema di caccia tutto suo: si sceglie un buco che si affaccia magari su uno strapiombo frequentato dai piccoli pesci di passo ed aspetta acquattata nell’ombra. Quando un pesciolino sprovveduto le passa a tiro, ignaro del pericolo, apre la sua enorme bocca ed aspira l’acqua come un’idrovora, succhiando letteralmente la preda nelle sue fauci.

A parte l’emigrazione stagionale in senso verticale, la Cernia è un pesce stazionale, cioè che ama frequentare sempre gli stessi luoghi. La Cernia si sceglie una zona di caccia, vi pone al centro una dimora fissa e non se ne allontana mai. Inverno a parte, naturalmente. L’estate successiva, però, siate certi che la Cernia tornerà ad occupare la stessa tana dell’anno prima.

La Cernia è un animale solitario. Le piace dormire da sola, mangiare da sola in zone particolarmente tranquille. E’ raro vederne parecchi esemplari riuniti in gruppo: tre o quattro individui più o meno della stessa mole. Vuol dire che il luogo è particolarmente ricco di cibo e che i pesci non si danno fastidio tra loro. In questo caso possono anche abitare nella stessa tana, ma ogni Cernia, fedele al suo spirito individuale, sceglierà sempre lo stesso angolo della caverna per riposare o digerire in pace, quasi ignorando la presenza delle compagne. Le praterie di posidonie l’attraggono solo quando sotto le erbe ci sono scogli e tane in grado di fornire un sicuro riparo, mentre non le dispiacciono affatto i fitti boschi di gorgonie, che si riproducono e nascondono con i loro ampi ventagli le aperture di grandi spaccature della roccia, che spesso la nascondono alla vista delle prede. La sua mole imponente e le sue abitudini cavernicole la mettono infatti al sicuro da qualsiasi altro pesce animato da cattive intenzioni, squali compresi.

 

Specie

  • Tribù Diploprionini
    • Aulacocephalus Temminck & Schlegel, 1843
    • Belonoperca Fowler & Bean, 1930
    • Diploprion Cuvier In Cuvier & Valenciennes, 1828
  • Tribù Epinephelini
    • Aethaloperca (Fowler, 1904)
    • Alphestes (Bloch & Schneider, 1801)
    • Anyperodon (Günther, 1859)
    • Cephalopholis (Bloch & Schneider, 1801)
    • Chromileptes (Swainson, 1839)
    • Dermatolepis (Gill, 1861)
    • Epinephelides (Ogilby, 1899)
    • Epinephelus (Bloch, 1793)
    • Gonioplectrus (Gill, 1862)
    • Gracila (Randall, 1964)
    • Mycteroperca (Gill, 1862)
    • Paranthias (Guichenot, 1868)
    • Plectropomus (Oken, 1817)
    • Saloptia (Smith, 1964)
    • Triso (Randall, Johnson & Lowe, 1989)
    • Variola (Swainson, 1839)
  • Tribù Grammistini
    • Aporops (Schultz, 1943)
    • Grammistes (Bloch & Schneider, 1801)
    • Grammistops (Schultz in Schultz et al., 1953)
    • Jeboehlkia (Robins, 1967)
    • Pogonoperca (Günther, 1859)
    • Pseudogramma (Bleeker, 1875)
    • Rypticus (Cuvier, 1829)
    • Suttonia (Smith, 1953)
  • Tribù Liopropomini
    • Bathyanthias (Günther, 1880)
    • Liopropoma (Gill, 1861)
    • Rainfordia (McCulloch, 1923)
  • Tribù Niphonini
    • Niphon (Cuvier In Cuvier & Valenciennes, 1828)

FotoCernie

Curiosità

Molte cernie sono importanti sotto il profilo della gastronomia, e alcune sono diventate pesci d'allevamento. Al contrario di molti altri pesci che vengono surgelati o messi sotto ghiaccio, le cernie vengono solitamente vendute molto fresche nei mercati. La maggior parte delle specie è molto popolare nella pesca, e alcune delle specie più piccole vengono tenute negli acquari, anche se il loro rapido aumento di dimensioni le rende pesci difficili da gestire.

I nomi dialettali usati in letteratura per indicare questa specie sono: Cernia di scoglio (Campania); Cerna, Cherna, Chierna, Tenca de mar, Sciaragno gigante (Friuli Venezia Giulia); Zerola, Cernia di scoglio (Lazio); Anfouson, Luxerna de scheuggio, Meo, Meu (Liguria); Cernia, Ngernia, Scotto (Puglia); Cerna, Gernia, Ngernia, Scirenga (Sardegna); Cernia, Gerna, Perchia di mari, Cirenga, Scirenga (Sicilia); Cernia di scoglio (Toscana); Tenca de mar (Veneto).