Bilanciamento del bianco

20.08.2013 12:09

Cosa vuol dire? A cosa serve? Come si fà?

Sono le domande che mi sono posto la prima volta che ne ho sentito parlare. Pensando che molti potrebbero trovarsi nella stessa situazione, ho pensato a questo articolo che come sempre è rivolto a chi si approccia per la prima volta all’argomento, non di sicuro a professionisti del settore che ne sanno di gran lunga più del sottoscritto.. J

Prima di iniziare devo fornirvi una definizione essenziale per il proseguo dell’articolo. Parlo della temperatura colore misurata in  Kelvin (K). Il colore è luce riflessa ad una determinata frequenza d’onda. Un’alternativa alla frequenza per l’ identificazione del colore è la sua temperatura espressa appunto in gradi Kelvin. Di seguito riporto un’immagine che rende meglio l’idea:

L'occhio umano può distinguere un numero quasi infinito di colori ed adattarsi alle sue variazioni cromatiche, dovute alla situazione ambientale in cui ci si trova, grazie alla costanza percettiva cromatica. Questa è la capacità del nostro cervello di farci vedere bianco un oggetto, identificato come tale, sia all’aperto in una giornata di sole che in una stanza illuminata di blu o di rosso. I sensori ma anche le vecchie pellicole, non hanno questa capacità, quindi occorre impostare opportuni settaggi per ottenere un risultato il più possibile veritiero. In parole semplici, quello che si fa con il bilanciamento del bianco è indicare alla fotocamera che cosa deve tenere in considerazione per restituire il colore "bianco" e di conseguenza impostare tutti gli altri colori. Quindi se bilanciate il bianco in immersione, dove le fotografie vengono tendenti all'azzurro, toglierete la dominante di colore azzurra e i colori saranno più reali e neutri. Le videocamere e le fotocamere digitali quando regolate su auto, tentano di bilanciare i bianchi procedono alla “compensazione” del canale rispondente al colore mancante.

Uno strumento utile per la “lettura” delle differenti temperature di colore  il termo colorimetro. In pratica una specie di esposimetro separato che fornisce valori espressi in Kelvin, della temperatura di colore della sorgente presa in esame. Alcuni modelli forniscono, impostando il tipo di pellicola/sensore utilizzato, anche il valore del filtro, o della gelatina (da applicare sulla sorgente luminosa).

Per effettuare il Bilanciamento del Bianco non occorre per forza uno strumento di questo tipo, che per altro sarebbe “scomodo” da portare sott’acqua! Si ottiene un ottimo risultato semplicemente sistemando un cartoncino di tonalità grigio chiaro (18%) o bianco, al centro della scena da riprendere, in modo tale da: poter “leggere” e impostare sulla videocamera il giusto valore di Bianco; utilizzare il fotogramma in post produzione per apportare le opportune correzioni. La procedura da eseguire è la seguente:

puntare l’obiettivo verso un supporto perfettamente bianco (o grigio 18% a seconda delle marche, quindi è essenziale leggere il manuale in dotazione per non sbagliare), PADI ne fornisce uno perfetto per l’uso subacqueo, che sia illuminato da quelle che sono le nostre sorgenti di illuminazione principali e scattare. Successivamente procederemo alla calibrazione della sorgente luminosa, direttamente sulla macchina se lo permette oppure successivamente in postproduzione utilizzando lo scatto/fotogramma al cartoncino come riferimento. Tale procedura va ripetuta ogni 5m di profondità fino almeno ai 40m e sempre alla riaccensione della macchina. Molte effettuano una lettura della luce in questa fase e tarano i parametri per la ripresa.

Ricordiamo anche che sott’acqua la luce modifica la sua componente cromatica in relazione alla distanza che intercorre tra il soggetto e la sorgente luminosa e non solo con la profondità. Quindi risultano differenze evidenti anche quando si passa da una ripresa ambiente ad un particolare macro della stessa scena. Però, se effettuiamo un corretto Bilanciamento del Bianco in funzione del sistema di illuminazione impiegato le differenze, tra le varie inquadrature saranno ridotte al minimo.

Molti usano il modo AUTO, il che va bene in buona parte delle situazioni in cui ci si potrebbe trovare ad operare o quando si vuole mantenere quella dominante calda, tipica quando si usano sistemi di illuminazioni alogene. La tele/fotocamera digitale, in questa modalità, effettua il bilanciamento incrementando il colore più scarso nel punto più bianco rilevato.

Se la macchina non permette regolazioni manuali, un buon consiglio è quello di impostarla su modo “cielo nuvoloso” o “all’ombra” secondo la marca. Queste sono le situazioni in cui la luce assume le tonalità più vicine all’azzurro, quindi più simili all’ambiente subacqueo diurno. Durante le immersioni notturne il programma da selezionare sarà invece “indoor”, questo regolerà la macchina verso la luce del flash o faretto che sia.

Un ulteriore metodo per ottenere buoni risultati, è quello di applicare filtri colorati all’obbiettivo. Questi di solito sono di color ambra per i mari tropicali e rossi per quelli più “freschi” come il Mediterraneo. I filtri a mio avviso andrebbero applicati solo al di sotto dei 10m, per i mari tropicali e dei 5 per quelli freddi. L’utilizzo di entrambe le opzioni (filtro + regolazione del bianco) garantisce risultati migliori, soprattutto in post produzione. A meno di essere veri esperti del programma utilizzato, secondo me meno si tocca il file meglio è! Quindi avere una buona base di partenza è essenziale, soprattutto se si lavora su file di tipo jpeg o mpeg.

Se la nostra attrezzatura invece è di alto livello, avremo la possibilità di registrare in formato RAW, per le fotocamere, o in MTS, per le telecamere. Questo permetterà di lavorare molto più agevolmente in postproduzione ottenendo risultati notevolmente superiori rispetto all’elaborazioni di file jpg & C. ROW e MTS registrano nella nostra memoria tutti i parametri acquisiti dal sensore senza influenza dei settaggi da noi impostati. Quindi potremmo scattare avendo solo cura di mettere bene a fuoco e scegliere un rapporto velocità di scatto/apertura focale adeguato per la quantità di luce alla data profondità. Un grosso svantaggio è che così il lavoro in post produzione diverrà molto più gravoso.

Tutta questa fatica però sarà compensata! Imparando ad utilizzare sapientemente e con una certa familiarità il corretto bilanciamento del bianco potremmo, anche introdurre delle dominanti volute, come ad esempio la maggior saturazione del colore dell’acqua del mare nel caso di riprese con luci alogene. “Filtrando” in maniera neutra queste luci, otterremo un aumento delle radiazioni blu nelle zone non direttamente illuminate dai nostri fari accentuando così il blu dell’acqua e conferendo una sensazione di maggior profondità alla nostra ripresa.

 

Fonti:

MarcoTogni.it

Fondali.it