Drafinsub presenta Raffaella il nuovo impianto iperbarico

29.10.2012 11:10

E’ di un’azienda genovese l’ultima novità nel mondo della tecnologia subacquea. La Drafinsub, realtà che opera da quasi trent’anni nel settore a livello internazionale, ha realizzato un innovativo impianto iperbarico d’alto fondale, il “Raffaella Saturation Diving System”, in grado di effettuare operazioni ad una profondità massima di 200 metri e in totale sicurezza. Il nuovo modello, l’unico di questo tipo presente in tutto l’Alto Tirreno e tra i pochi in Italia capace di lavorare a determinate condizioni, può essere utilizzato per diversi interventi, soprattutto legati a piattaforme presenti in mare aperto, per il posizionamento di cavi e tubi sottomarini oltre che su pozzi petroliferi.

L’impianto, predisposto con una “Hyperbaric Rescue Chamber” (Hrc), fornisce un’autonomia massima di 28 giorni, viene posizionato a bordo di una qualsiasi imbarcazione e può ospitare al suo interno fino a quattro sommozzatori alla volta che alternandosi sono in grado di lavorare senza sosta 24 ore su 24. «Questa nuova tecnologia realizzata con il nostro marchio – ha sottolineato Marco Vacchieri, ingegnere della Drafinsub e tra i curatori del progetto – rappresenta una vera e propria novità per l’intero mercato. Non stiamo parlando solo di uno strumento moderno e totalmente all’avanguardia ma anche di un sistema estremamente sicuro per chi si trova ad operare a decine di metri sotto il livello del mare. Un altro vantaggio offerto dall’apparecchio è quello di ridurre notevolmente i tempi necessari per la decompressione e quindi fornire contemporaneamente non solo un servizio più efficiente ma nello stesso tempo anche più veloce. Siamo certi che questa moderna tecnologia potrà essere impiegata per molte attività differenti e proprio per questo motivo abbiamo deciso di investire su un’operazione che ci consente di avere a disposizione nostra e di chi ne vorrà usufruire un modello davvero esclusivo».

«Raffaella» pare una navicella spaziale, dotata dei comfort - si fa per dire - degli Spacelab, se mai con un pizzico di comodità in più: quattro letti, (2 a castello), servizi igienici comprensivi di doccia, altezza al «soffitto» tarata sulla media italiana (anche Vacchieri, che misura oltre i 180 cm, non deve abbassare la testa...). Qualche problemino, per non parlare di disagio, sta se mai nel fatto che gli operatori subacquei, personale specializzato con tanto di qualificazione in una scuola di formazione a Londra, sostano complessivamente per quasi un mese dentro la capsula, respirano miscela di ossigeno e elio a pressione costante di 20 bar senza possibilità di uscire (compresi i dieci giorni di decompressione!!!). Claustrofobia non ammessa. Il vitto, poi, deve tener conto delle condizioni interne: mica ti puoi stappare una bottiglia di spumante, introdotta tale e quale, pena un'esplosione! Per il resto, tutto è regolato da una cabina di regia complessa, dotata di sensori, telecamere, doppi e tripli comandi, a prova di «bomba» per prevenire o fronteggiare ogni eventuale inconveniente tecnico. Una volta portata l'atmosfera (la pressione) interna alla quota di profondità voluta, gli operatori, due per volta, si spostano nella campana di immersione che viene calata in profondità. Sul fondo, si svolge il lavoro determinato, sempre collegati a doppio filo, con una sorta di cordone ombelicale, all'unità principale e alla centrale operativa.

Il costo di realizzazione del “Raffaella Saturation Diving System” si aggira intorno ai 4'000'000 € ma il sistema ha il grosso vantaggio di poter essere trasportato con facilità all’interno di un comune container, cosa che ne rende semplice il trasporto, anche da un continente all’altro, a bordo di una normale nave. La Drafinsub lo utilizzerà per lavori sia in Italia che all’estero oppure potrà affittarlo a società che ne richiederanno l’utilizzo. La nuova tecnologia, i cui modelli analoghi oggi superano di poco i cinquanta esemplari presenti in tutto il mondo, è dotata di un sistema di monitoraggio omologato Rina con funzionalità avanzate di diagnostica, registrazione e allerta satellitare. «A livello nazionale – ha commentato Gianluca Passeri, amministratore delegato dell’azienda genovese – siamo tra i pochi ad offrire questo tipo di servizio. Lavoriamo molto anche fuori Italia dove la competenza e la serietà del nostro marchio viene sempre apprezzata. Un tempo i competitor erano soprattutto società norvegesi, adesso ci troviamo da qualche anno di fronte ad una concorrenza specialmente indiana e filippina».

Fondata nel 1977 da Adriano Passeri, precursore delle attività subacquee in Italia, matricola numero uno del Registro Sommozzatori e attuale presidente dell’azienda, la Drafinsub (il nome dell'azienda è un omaggio al delfino, in genovese drafin, la creatura del mare preferita da Adriano), con sede nel porto di Genova, al Molo Giano, è oggi una realtà in costante crescita e da allora si susseguono interventi nei fondali del mondo che sono altrettante tappe di esperienza e progresso tecnologico: nella piscina di soppressione della centrale nucleare di Caorso, al largo di Portofino per trovare il relitto inabissato del Lear Jet con a bordo il presidente di Coca Cola Italia, o nella zona di Kracatoa in Indonesia per scovare un megayacht affondato. Nonostante i venti di crisi che attualmente soffiano anche sull’intero mondo marittimo: nel 2011, rispetto all’anno precedente, il fatturato è cresciuto del 26%, dato che sale di dieci punti percentuali se rapportato al ricavo raggiunto nel 2009. L’impresa, al cui interno lavorano circa 50 tra dipendenti e consulenti, è membro dell’Aisi (Associazione Imprese Subacquee Italiane) ed è in fase di certificazione Imca (International Marine Contractors Association).

 

Fonti:
IlsecoloXIX.it

IlGiornale.it